Morte neonato nato in autostrada, l’appello delle istituzioni: “Servono più punti nascita”

La drammatica notizia di ieri relativa alla morte di un neonato, in quanto la madre, residente a Mistretta, è stata costretta a partorire in autostrada perché l’ospedale più vicino, quello di Patti, distava a circa 80 chilometri, ha riacceso nuovamente i riflettori delle istituzioni e della politica sulla necessità di garantire adeguatamente servizi sanitari essenziali su tutto il territorio della provincia.

“Episodi tragici come quello accaduto alla famiglia di Mistretta suscitano in tutti noi abitanti dei Nebrodi sentimenti di tristezza ma anche di rabbia, – ha dichiarato il sindaco di Sant’Agata Militello Bruno Mancuso – perché la presenza di servizi sanitari essenziali deve essere garantita in territori come il nostro, marginali rispetto ai grossi centri.

“Vicini ai genitori e scevri da ogni tipo di speculazione sull’accaduto, sul quale sarà fatta la dovuta chiarezza nelle sedi idonee, invitiamo nuovamente le autorità preposte a riflettere ed impegnarsi perché all’ospedale di Sant’Agata di Militello sia riattivato al più presto il punto nascita, presidio indispensabile per un territorio così popolato e distante da altri ospedali o dai poli sanitari principali.

A considerazioni analoghe sono giunti Maria Flavia Timbro e Domenico Siracusano, rispettivamente deputata e segretario provinciale di Articolo Uno: “La tragica notizia della morte di un bimbo nato prematuro nel tragitto tra Mistretta e il punto nascita di Patti è il gravissimo epilogo di una questione che da troppo tempo la politica e le istituzioni non riescono a portare a soluzione.

“Le condizioni orografiche e i collegamenti stradali della Provincia di Messina sono tali che, come in altri parti d’Italia, occorrerebbe ribaltare e riconsiderare i parametri che determinano l’allocazione dei punti nascita. Si abbia il coraggio di scelte forti mettendo in primo piano unicamente gli interessi delle persone, e non la tutela di qualche primariato, immaginando equipe che operino su più strutture avvicinando i servizi ai concreti bisogni delle donne e dei nascituri. Abbiamo provveduto ad informare il Ministro della Salute Roberto Speranza dell’accaduto affinché possa valutare se e come intervenire”.

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