Scuole, Santi Delia: "Perché chiuderle e riaprire il resto?"

L’avvocato Santi Delia pone nuovamente la luce dei riflettori sull’ordinanza sindacale che impone, anche per questa settimana, la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per contenere la diffusione del coronavirus. Quando la Sicilia era ancora zona arancione, il legale aveva già presentato, al Tar di Catania, una richiesta volta a revocare la sospensione dell’attività didattica a Messina, richiesta che però è stata respinta, perché, in sintesi, il presidente di turno del Tar stabilì che il diritto alla salute viene prima di quello allo studio. Una decisione che rammaricò molto Delia, anche perché lo stesso giorno il medesimo tribunale, presieduto però da un altro presidente, prese una decisione diametralmente opposta su una questione analoga, revocando un’ordinanza del sindaco di Paternò che imponeva la sospensione dell’attività didattica. “La circostanza, non meglio precisata, che parte dei contagi interessino la popolazione scolastica non appare di per sé indicativa di una particolare deviazione da quanto accade in ambito regionale o nazionale”, spiegò il presidente del Tar che revocò l’ordinanza del sindaco di Paternò.

Adesso la Sicilia, e dunque anche Messina, è zona gialla, e pertanto il legale insiste per la riapertura delle scuole della città, anche perché, dopo questa settimana, le vacanze natalizie saranno dietro l’angolo. Riportiamo qui di seguito la nota del legale:

“L’Ufficio scolastico di Messina, a cui ho indirizzato l’atto stragiudiziale volto alla riapertura delle scuole dopo la classificazione in zona gialla della Regione, ha confermato ‘l’assurdità’ dei provvedimenti nuovamente annunciati dal sindaco. È la prova documentale che di queste decisioni che stanno impedendo solo a Messina città (e non in Provincia nonostante l’Asp sia la stessa), il mancato accesso alle scuole a 18.000 studenti, ne risponderanno in tutte le competenti sedi proprio gli ideatori di queste, usando le parole del delegato del ministro dell’Istruzione in città, ‘assurdità’. Con un vantaggio acquisito: abbiamo fatto di tutto perché ciò non accadesse impugnando tutti i provvedimenti assunti e tempestivamente. Ci è stato detto che se i dati sono allarmanti la salute prevale.

“Ora spetta al Comune dimostrare che lo sono (mentre al momento hanno solo confessato che non hanno i dati invertendo il senso delle disposizioni nazionali). Ebbene, all’evidenza (che è quella dell’accordo Stato Regioni che ha adottato il protocollo dell’istituto superiore della Sanità n. 58/20 su cui si va a scuola da Aosta a Capo Passero e non quella dei verbali dei vigili urbani di Messina che nessuno ha letto e non vengono consegnati nonostante richiesti) tali dati allarmanti – mentre il resto della città torna – giustamente – a vivere bar e ristoranti – non ci sono. Ammesso che vi siano, poi, ed è per questo che abbiamo diffidato a Regione, Ministero ed allo stesso Comune oggi, non sono conciliabili con la già adottata ordinanza del sindaco che applica la nuova classificazione in area ‘gialla’ della città.

“Se Messina avesse le criticità che giustificano la chiusura delle scuole, non potrebbe consentirsi di riaprire, bar, ristoranti e gli stessi asili nido e ludoteche come annunciato (come se una buona parte delle famiglie non abbia figli tanto al ‘nido’ quanto alle elementari). La consentita mobilità tra i comuni dell’isola difatti, neutralizza, senza possibilità di smentita, ogni misura volta a circoscrivere le presunte criticità comunali giacché, appunto, la stessa città è aperta all’ingresso e all’uscita di siciliani.

“Questa è una settimana decisiva. Se [questa settimana] non si dovesse rientrare a scuola la data successiva sarebbe quella di lunedì 7. Poi fermarsi per la festività dell’Immacolata e nuovamente ripartire per qualche giorno rendendo ancora più difficile mai ragazzi ed alle scuole riorganizzarsi. Basterebbe chiedere scusa e andare avanti invece di aggravare i danni già fatti”.

Avvocato Santi Delia

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