Covid, messinese giunta da Milano: "Io sottoposta a diversi controlli prima di tornare"

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Covid, messinese giunta da Milano: "Io sottoposta a diversi controlli prima di tornare"

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venerdì 10 Aprile 2020 - 09:51

Com’è noto il sindaco Cateno De Luca ha usato la storia della Renault 4 come pretesto per intavolare un vero e proprio scontro istituzionale contro la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, che fondamentalmente è stata tacciata dal primo cittadino di non aver realizzato nel paese abbastanza controlli sugli spostamenti delle persone durante il lockdown da coronavirus.

Vuoi che la versione di De Luca sulla storia della Renault 4 presenta diverse zone d’ombra, vuoi che i dati del Viminale sui controlli effettuati giornalmente sembrano smentire quanto narrato dal sindaco, in molti giustamente si sono chiesti se fosse effettivamente vero che le persone intenzionate a raggiungere Messina vengono sottoposte a dei controlli molto blandi prima di arrivare in città. In questa sede non abbiamo la pretesa di dare una risposta definitiva al riguardo, però nel nostro piccolo possiamo raccontare le storie di chi è tornato recentemente a Messina, storie che sembrerebbero smentire questa narrazione.

A tal proposito abbiamo deciso di intervistare una messinese che ad inizio marzo, cioè circa due settimane prima che venisse imposto il lockdown dell’intero paese, si è dovuta recare a Milano per essere sottoposta a un delicato intervento. Il ricovero della donna è durato circa un mese, a seguito del quale, verso i primi giorni di aprile, è tornata a Messina via treno. Durante il suo viaggio di ritorno è stata sottoposta complessivamente a cinque controlli: due a Milano (una volta arrivata alla stazione e prima di salire sul treno), due a Villa San Giovanni (una volta scesa dal treno e prima di salire sull’aliscafo) e uno a Messina. Tra l’altro, ha dovuto produrre tre autodichiarazioni circa la necessità dello spostamento (una a Milano, una a Villa San Giovanni e una a Messina), in quanto di volta in volta gli operatori che realizzavano i controlli tenevano l’autodichiarazione con sé per eseguire ulteriori accertamenti a posteriori. “Ho preso il Freccia Rossa a Milano. – ci spiega la donna – Una volta giunta alla stazione, prima ancora di salire sul treno, poliziotti e militari stavano realizzando numerosi controlli sulle persone. Quando è arrivato il mio turno mi hanno chiesto di esibire i referti medici, in modo tale da giustificare il mio spostamento, e di compilare il modulo di autodichiarazione circa la necessità dello spostamento. Una volta superato questo primo controllo alla stazione, mi hanno lasciato una sorta di pass che ho dovuto esibire ad altri militari prima di poter salire sul treno.

“Una volta giunta a Villa San Giovanni, sono stata sottoposta a dei controlli analoghi a quelli realizzati a Milano. In particolare, i poliziotti mi hanno fermato appena sono scesa dal treno e mi hanno chiesto da dove venivo, dove stavo andando e per quale motivo mi stavo spostando. Lì ho esibito nuovamente i referti medici e compilato una seconda autocertificazione, a cui mi hanno consigliato di scattare una foto perché mi hanno spiegato che prima di salire a bordo dell’aliscafo sarei stata sottoposta a un ulteriore controllo. E infatti nell’attesa che arrivasse l’aliscafo è arrivata la Guardia Costiera, alla quale ho mostrato la foto dell’autodichiarazione. Infine, sono stata sottoposta a un ultimo controllo una volta giunta a Messina, dove ho compilato nuovamente un’altra autodichiarazione”.

Alla donna abbiamo domandato se i controlli venivano realizzati a campione oppure no, e ci ha risposto che durante ciascuna tappa del suo viaggio ogni singola persona veniva sottoposta a controllo: “I controlli venivano realizzati su ogni singola persona. Ad esempio, a Milano si poteva accedere alla stazione passando da un singolo tornello, in modo tale che venissero controllati tutti prima di poter salire sul treno. Stesso discorso a Villa San Giovanni: i controlli venivano realizzati a tappeto su tutte le persone che sono scese dal treno”.