Prezzi alle stelle durante il coronavirus, Spicuzza: "Temo per un altro disastro"

Paolo Mustica

Prezzi alle stelle durante il coronavirus, Spicuzza: "Temo per un altro disastro"

venerdì 27 Marzo 2020 - 08:00

Da anni la Banca centrale europea è chiamata a dover affrontare il problema della deflazione, cioè della diminuzione generalizzata del livello dei prezzi, un fenomeno questo diametralmente opposto a quello della più nota inflazione. Si parla di problema perché ogni banca centrale, e dunque anche la Bce, ha tra i suoi obiettivi quello di mantenere nel tempo l’inflazione attorno al 2%, in quanto un’inflazione a questo livello è considerata sintomatica di un’economia stabile e in buona salute. A gennaio l’inflazione dell’Eurozona era all’1,3%, in crescita rispetto alla rilevazione precedente ma ben al di sotto del target del 2%.

Preme sottolineare che la rilevazione di gennaio è stata effettuata poco prima che scoppiasse nell’Unione Europea, e più in particolare nell’Eurozona, l’emergenza coronavirus, che com’è noto ha preso avvio a partire da fine febbraio in Italia per poi diffondersi rapidamente in tutti i paesi del club dei 27. Di lì a poco numerosi stati sarebbero entrati in lockdown, compreso il nostro che ormai è fermo da circa due settimane. Ed è proprio a partire da questo periodo che in Italia, e anche a Messina, pare si stia registrando un fenomeno inusuale, che fondamentalmente è opposto a quello della deflazione e che nell’immediato colpisce il consumatore. Infatti, un po’ ovunque sembra che si stia registrando un’improvvisa impennata del livello dei prezzi di beni tipicamente acquistati dal consumatore medio, tra i quali si annoverano quelli di prima necessità, ma non solo. Sono sempre più numerose le segnalazioni di persone che hanno notato un aumento inspiegabile dei prezzi di beni come prodotti ortofrutticoli, carne e pesce e prodotti per la pulizia della casa. Inspiegabile perché non pare sia giustificabile ricorrendo alla teoria economica: pur ipotizzando che la domanda di prodotti alimentari sia aumentata più del solito per i timori legati all’emergenza sanitaria in corso, verosimilmente ci si aspetta un altrettanto aumento dal lato dell’offerta da parte delle aziende, anche perché quelle che trattano generi alimentari ad oggi non hanno subìto alcuna restrizione.

Sia chiaro, mancano ancora le statistiche per confermare o smentire tali ipotesi, anche perché il fenomeno è così recente che ancora non sono stati raccolti dati a sufficienza. Tra l’altro, in questo periodo particolare non è così semplice raccogliere i dati in questione se si tiene conto delle numerose restrizioni imposte ad attività non essenziali e persone. In ogni caso, le ipotesi di un ingiustificato aumento dei prezzi iniziano a essere rilanciate con sempre maggiore insistenza, anche da parte di esponenti autorevoli del settore economico. A Messina è il caso del dottor Enrico Spicuzza, presidente dell’ordine dei dottori commercialisti di Messina che, confrontandosi con i suoi colleghi residenti nelle altre zone del paese, ha notato il diffondersi di questo particolare fenomeno.

“Negli ultimi giorni in cui mi sono recato al supermercato ho rilevato un fenomeno estremamente importante. – ci spiega Spicuzza – I prezzi nei supermercati infatti sono notevolmente aumentati, almeno del 30%. E non c’è nessuna spiegazione che tenga sotto il profilo economico, in quanto i beni di prima necessità non dovrebbero mancare. Infatti, nonostante l’emergenza coronavirus, le aziende che operano nei settori tipici della catena alimentare sono autorizzate a lavorare a pieno regime per ovvie ragioni e, pertanto, tutta la catena alimentare è in piena funzione. Alcuni colleghi italiani mi hanno riferito al riguardo che in alcuni posti addirittura si sta producendo molto di più del solito. All’aumento dei prezzi si aggiunga il fatto che quasi tutti supermercati hanno rimosso le offerte che tipicamente venivano applicate ai prodotti che si accingevano a raggiungere la data di scadenza, in quanto la percentuale di questa categoria di beni è diminuita notevolmente per i numerosi acquisti che recentemente sono stati effettuati dalle persone.

“A mio modo di vedere un tale fenomeno è frutto di una delle storture delle teorie economiche. Nel dettaglio, quando c’è un periodo di allarme o di allarmismo (quest’ultimo per me ingiustificato nel caso specifico), i prezzi subiscono un aumento, che però in questo caso risulta essere eccessivamente esagerato. In particolare, i prodotti ortofrutticoli, la carne e il pesce e i prodotti per la pulizia della casa hanno registrato un drastico aumento dei prezzi. Uno degli esempi più eclatanti è il prezzo dei pomodori di Pachino, che sono arrivati a costare più di 6 euro al chilo in alcune catene di supermercati. E ancora: il pesce al momento non si può toccare. Sulla base della mia esperienza da consulente per le aziende mi è capitato di vedere capannoni e frigoriferi pieni di prodotti ittici. Ritengo inverosimile che tutti quegli stock stiano già per terminare. È più probabile che li stiano vendendo volutamente a prezzi maggiorati. Tra l’altro questo aumento si è registrato anche tra i prodotti non di prima necessità: non c’è nulla al momento che possa costare poco”.

Il presidente dell’ordine messinese dei dottori commercialisti spiega che l’aumento dei prezzi si è verificato grosso modo a partire da quando si è diffuso il virus in Italia: “Questo aumento si è registrato a partire dal 21 febbraio, quando ormai era chiaro che ci sarebbe stata una rapida diffusione del covid-19. Tra l’altro io mi sto riferendo al sud, ma i colleghi del nord riferiscono che questo aumento si sia registrato molto tempo prima dalle loro parti”. Tra le altre cose Spicuzza sottolinea che ad aver contribuito all’impennata dei prezzi è stata la scelta di chiudere i mercati, dove generalmente si possono comprare prodotti a prezzi più abbordabili: “La decisione relativa alla chiusura dei mercati è stata sbagliata, perché lì in tanti avevano la possibilità di trovare prodotti sfusi a prezzi più bassi rispetto a quelli che si trovano nei supermercati”.

Spicuzza evidenzia altresì che se il fenomeno in questione dovesse protrarsi per troppo tempo potrebbe avere degli effetti disastrosi sull’intera economia, non solo messinese ma anche italiana: “Noi economisti siamo fortemente preoccupati, in quanto sul disastro si sta creando un ulteriore disastro. Un aumento dei prezzi del genere colpisce soprattutto le fasce più deboli. Inoltre, l’integrazione salariale per chi sarà costretto a non lavorare sarà non superiore al 20%: si tratta chiaramente di una mera fonte di sopravvivenza per le famiglie. Intanto, le banche continuano a pretendere la riscossione dei pagamenti rateali, eccezion fatta per il mutuo della prima casa che al momento è stato sospeso. Temo che nel primo anno del ritorno alla normalità si registrerà un forte calo della fiducia dei consumatori, in quanto scossi dalla crisi da cui sono appena usciti. Pertanto, tenderanno a risparmiare, consumando solo lo strettamente necessario: chiaramente le industrie che vendono beni non di prima necessità subiranno delle ripercussioni negative. A ciò si aggiunga che subito dopo questa crisi potrebbe registrarsi un effetto galoppante dell’inflazione”.

Il presidente dell’ordine dei dottori commercialisti di Messina lancia infine un appello a coloro i quali godono di una certa autorevolezza affinché denuncino quanto si sta verificando: “Mi auguro che non solo io, – conclude Spicuzza – ma anche altri contestino quanto sta accadendo, rendendo maggiormente consapevole l’opinione pubblica”.