Ipab "Regina Elena", De Domenico: "Il modello gestionale è un fallimento"

red..me

Ipab "Regina Elena", De Domenico: "Il modello gestionale è un fallimento"

red..me |
mercoledì 18 Dicembre 2019 - 12:00

Da oltre due anni i dipendenti dell’Ipab Regina Elena di Messina non percepiscono gli stipendi, se non qualche misero acconto a spizzichi e bocconi”. Il deputato regionale in quota Pd Franco De Domenico porta all’attenzione del governo Musumeci la questione relativa ai ritardi nei pagamenti dei lavoratori dell’Ipab Regina Elena di Messina, l’Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza messinese che ha tra i suoi fini l’assistenza all’infanzia orfana. Questione che, a detta del deputato all’Ars, dovrebbe essere affrontata cambiando radicalmente il modello gestionale dell’Ente.

Questa situazione – prosegue De Domenico – costituisce la dimostrazione plastica di un modello gestionale che fa acqua da tutte le parti e che richiede una seria riforma delle politiche di utilizzo di questi beni collettivi, spesso frutto di lasciti e donazioni, che hanno come vincolo di destinazione variegate forme di utilità sociale a rilevanza locale. In Particolare, l’Ipab Regina Elena gestisce servizi importanti per la comunità ed ha a disposizione un patrimonio di 18 alloggi, un immobile destinato alla creazione di un Centro Diurno per anziani e le strutture di un ex Centro Polifunzionale.

Il dramma è che nella nostra Regione, a parole, c’è in gran bisogno di servizi di utilità sociale, poi nei fatti i beni di questi enti, tranne rare eccezioni, vengono gestiti nel peggiore dei modi possibili, sia per le difficoltà amministrative insite nel modello di governance previsto dalla legge, sia per la qualità degli consigli di amministrazione, laddove nominati (spesso, infatti ci si affida a transitorie (?) gestioni commissariali), che diventano posti di sottogoverno, neanche tanto appetibili per effetto della gratuità dell’incarico.

A nostro avviso, invece, bisogna prevedere un nuovo modello gestionale che ottimizzi la funzione sociale dei beni gestiti, dimensionando gli enti in modo compatibile con una gestione efficiente, che sia finalizzata a fornire una vera utilità sociale ai soggetti e alle comunità destinatarie, secondo le intenzioni del fondatori, senza escludere il ricorso a professionalità che abbiano le competenze richieste dalle dimensioni del patrimonio gestito, evitando gli affidamenti a improvvisati amministratori che spesso finiscono col portare al fallimento gli enti”.