Sono stati recentemente diffusi i dati relativi al report di quest’anno circa il profilo degli studenti dei diversi atenei italiani nonché della loro condizione occupazionale stilato annualmente da AlmaLaurea, il consorzio interuniversitario cui aderisce anche l’Università di Messina. E proprio con riferimento all’ateneo peloritano, i dati mostrano dei risultati alquanto interessanti. Infatti, siamo generalmente di fronte ad un trend positivo sia per quanto riguarda il profilo degli studenti (aumentano gli studenti stranieri che scelgono l’Università di Messina, si riduce la percentuale dei laureati fuori corso e cresce il numero di studenti che apprezza la qualità dei servizi forniti dall’Ateneo) che per quanto riguarda la loro condizione occupazionale (aumenta la percentuale dei giovani occupati a seguito del conseguimento del titolo nonché delle loro retribuzioni mensili). Disaggregando maggiormente i dati, è interessante poi notare che l’Ateneo peloritano in genere riesce a fare meglio rispetto alla media regionale, ma rimane ancora al di sotto di quella nazionale. Relativamente alla condizione occupazionale, il divario rispetto alla media nazionale è dovuto fondamentalmente al fatto che gli studenti messinesi, e più in generale quelli siciliani, risultano maggiormente penalizzati dal contesto economico regionale, che sicuramente è meno performante rispetto alle regioni del centro-nord. L’indagine in esame è stata presentata in occasione del recente convegno “Università e mercato del lavoro” tenutosi presso la Sapienza Università di Roma, ed è stata condotta su un campione rappresentativo di 3901 studenti dell’Università di Messina. Riportiamo qui di seguito l’analisi dei dati realizzata dal professor Dario Maimone Ansaldo Patti, delegato del Rettore ad AlmaLaurea:
Profilo dei laureati. “Rispetto all’anno precedente, è possibile notare un sostanziale miglioramento nelle caratteristiche dei laureati all’Università di Messina. – ha sottolineato il professor Maimone – In particolare, con soddisfazione si riscontra che l’Ateneo Peloritano ha migliorato la sua capacità di attrazione di studenti stranieri. Infatti, la percentuale di cittadini esteri che hanno scelto il nostro Ateneo è passata dallo 0,8% all’1%. Per quanto detto incremento potrebbe sembrare modesto, va chiarito che a livello nazionale il numero di studenti stranieri è rimasto invariato (3,5%) rispetto alla precedente rilevazione. Inoltre, nel contesto siciliano Messina si colloca decisamente al di sopra della media, in quanto la popolazione studentesca straniera è pari allo 0,6% (in lieve crescita rispetto allo 0,5% dell’anno precedente).
Rispetto all’anno precedente, non si registra nessun apprezzabile cambiamento in merito all’età media dei laureati, che rimane pari a 26,5 anni (leggermente al di sopra della media nazionale – 25,8, ma in linea con il dato regionale – 26,4). Invece, con soddisfazione si nota un netto miglioramento nella percentuale dei laureati in corso che passa dal 43,8% della precedente rilevazione al 46,1% del 2019. Pur rimanendo al di sotto della media nazionale, il dato è significativamente più alto rispetto alla media siciliana (43,9%).
Questi dati non possono che essere accolti positivamente, in quanto dimostrano che l’Ateneo Peloritano continua nel suo processo di miglioramento, collocandosi stabilmente al di sopra della media regionale. Chiaramente è necessario porre in essere tutte le azioni opportune per colmare il gap rispetto alla media nazionale. Tuttavia, le rilevazioni indicano che l’Università di Messina ha segnato un miglioramento superiore al dato nazionale, evidenza questa che perseverando negli sforzi intrapresi dagli organi accademici e prestando la dovuta attenzione alle criticità esistenti, nel volgere di qualche anno, se il miglioramento si manterrà costante e superiore al dato nazionale, sarà possibile colmare il gap rispetto alla media del paese.
Il giudizio generale espresso dagli studenti circa la loro esperienza presso l’Università di Messina appare soddisfacente. Si osserva un incremento nel grado di soddisfazione complessivo (passato dall’87,5% all’88,9%) superiore al dato medio regionale. Anche gli altri parametri presi in considerazione (rapporto con i docenti, carico di studi ed aule) crescono, ma appare significativo il fatto che la valutazione circa l’adeguatezza delle aule sia aumentato di oltre 5 punti percentuali (da 52,6% della precedente rilevazione al 57,7%). Questo risultato appare importante e premia gli sforzi fatti di adeguare le strutture didattiche a disposizione degli studenti nell’ottica di un generale miglioramento dei servizi offerti. Infine, il 63,8% degli studenti si iscriverebbe nuovamente all’Università di Messina, dato questo superiore dell’1% rispetto alla precedente rilevazione”.
Condizione occupazionale. “Ancor più soddisfacenti appaiono i risultati relativi alla condizione occupazione degli studenti messinesi. – ha continuato il professor Maimone – Per quanto riguarda gli studenti triennali il tasso di occupazione appare in crescita di oltre 3 punti percentuali e si assesta al 56,3%. Certamente si è ben lontani dalla media nazionale (72,1%) ma chiaramente si sconta una situazione economica, quella messinese e siciliana in generale, che desta non poche preoccupazioni. In ogni caso, il tasso di occupazione dei laureati messinesi, seppur di poco, appare superiore alla media regionale. Rispetto al contesto regionale, questo risultato non può che destare soddisfazione, perché può senza dubbio essere letto quale una testimonianza del percorso formativo offerto dall’Università di Messina.
Apprezzabile appare, infine, il risultato conseguito dai laureati magistrali biennali (unico dato disponibile per l’istruzione di livello avanzato). Il tasso di occupazione ad un anno dal conseguimento del titolo cresce dal 49,6% al 51,9%, mentre il dato a 5 anni aumenta dal 73,9% al 76%. Quest’ultimo risultato appare in linea con il dato regionale, ma lontano dalla media nazionale. Importanti, infine, sono altri due indicatori relativi alla condizione occupazionale dei laureati biennali. In primo luogo, la retribuzione media mensile ad un anno dalla laurea aumenta di oltre 200 euro (leggermente superiore al dato regionale), portandosi a ridosso della media nazionale. Parimenti, la retribuzione media mensile a 5 anni dal conseguimento del titolo aumenta fino a 1307 euro, in decisa crescita (anche in questo caso di circa 200 euro) rispetto all’ultima rilevazione. Il secondo indice che appare estremamente significativo è quello relativo al giudizio circa l’efficacia del titolo di istruzione superiore: ben il 66,9% dei laureati biennali ad un anno dal conseguimento del titolo ed oltre il 70% di coloro che hanno conseguito la laurea 5 anni prima, ritengono che il titolo di studio ottenuto si è rivelato efficace per la futura occupazione. È importante notare che nello scorso anno meno del 50% degli intervistati aveva giudicato efficace il titolo conseguito (sia tra i laureati occupati dopo un anno che tra quelli occupati dopo cinque anni). Il dato, tra l’altro, è superiore circa 5/6 punti percentuali rispetto a quello nazionale.
In generale, quindi, la rilevazione AlmaLaurea 2019 ci fornisce una fotografia del profilo e della condizione occupazionale dei laureati messinesi che sembra premiare gli sforzi sin qui fatti dagli organi accademici per migliore la qualità dei servizi erogati e per fornire percorsi di studi sempre più adeguati alla mutevole realtà del mercato del lavoro. Chiaramente, non è possibile far calare l’attenzione: gli sforzi sin qui intrapresi devono continuare ed essere sempre più incisivi per dotare i nostri laureati delle competenze necessarie per competere nel mondo del lavoro, sia a livello locale che soprattutto nazionale. In quest’ottica ormai l’Università degli Studi di Messina si muove, moltiplicando le opportunità fornite ai nostri studenti. Per esempio, non va sottovalutato lo sforzo compiuto dall’Università e dal Centro Orientamento e Placement relativo all’organizzazione insieme alla stessa AlmaLaurea del Career Day, lo scorso marzo, che ha consentito a circa 2000 laureati di entrare in contatto con il mondo del lavoro, attraverso incontri e colloqui individuali con aziende locali, ma soprattutto internazionali”.