Continuità territoriale da e per la Sicilia, i sindacati denunciano i continui disservizi

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Continuità territoriale da e per la Sicilia, i sindacati denunciano i continui disservizi

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mercoledì 13 Febbraio 2019 - 09:00

La continuità territoriale nello Stretto di Messina è un diritto costituzionale limitato all’enunciazione, nei fatti il traghettamento dei treni a lunga percorrenza da e per la Sicilia è un sistema vetusto quanto disorganizzato”. Esordiscono così Filt Cgil, Orsa Ferrovie e Rsu in una lunga nota congiunta indirizzata al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, e agli amministratori delegati di Ferrovie dello Stato e Rfi, rispettivamente Gianfranco Battisti e Maurizio Gentile, all’interno della quale denunciano i continui disservizi nella continuità territoriale da e per la Sicilia.

Basti pensare che alla data odierna – si continua a leggere nella nota – l’unico mezzo disponibile per espletare il servizio essenziale è la nave Scilla costruita nel lontano 1985. La gemella N/T Villa è ferma ai lavori da agosto 2018; nave Logudoro, dopo gli ingenti investimenti per la ristrutturazione, giace inoperosa da anni; e la nuova N/T Messina continua a essere causa di disservizi per i numerosi errori costruttivi che si sono manifestati sin dalla messa in servizio nello Stretto. Quest’ultima al momento è ferma per problemi alle turbine di due propulsori, ennesima sosta per guasti che in una nave di nuova costruzione dovrebbero insinuare più di qualche dubbio. Le disfunzioni all’automazione dei propulsori e la rottura delle frizioni, unite alla potenza insufficiente per la tipologia del servizio richiesto, hanno impedito la costante fruizione della nuova unità navale che, quando possibile, riesce a navigare solo grazie alla professionalità dei comandanti e degli equipaggi, costretti ad adattarsi e superare le inefficienze che si presentano con allarmante frequenza.

A tutto ciò si aggiunge il paradosso che Rfi avrebbe commissionato una seconda nave gemella del mal riuscito Messina. Vista l’esperienza, logica imporrebbe di apportare fondamentali modifiche, considerato che la nuova unità sarà impiegata in un servizio essenziale e per costruirla si spendono soldi pubblici. In buona sostanza, se oggi il vecchio traghetto Scilla dovesse fermarsi per qualsivoglia imprevisto, di fatto sarebbe interrotta la continuità territoriale ferroviaria da e per la Sicilia. Il Ministero dei Trasporti e i vertici ferroviari non possono continuare a ignorare la situazione drammatica del trasporto a lunga percorrenza che il fronte sindacale denuncia da anni: se il servizio di traghettamento è vetusto e disorganizzato, la situazione dei treni non è migliore considerati i ritardi sistematici divenuti ormai intollerabili. In particolare, i convogli accumulano ritardo già alla partenza da Milano e i frequenti guasti alle vecchie locomotive E 656 fanno il resto.

Treni obsoleti su navi datate, disservizi e ritardi da epoca borbonica, questo è il sistema ferroviario che i Governi hanno riservato ai siciliani, retrocessi a cittadini da serie B. I vertici ferroviari ormai non abbozzano neanche provvedimenti provvisori, si limitano ad annunciare che nel caso in cui i convogli dovessero arrivare all’imbarco non rispettando l’orario, potrebbero verificarsi cancellazioni parziali, con limitazioni a Villa San Giovanni dei treni in direzione Sicilia’. A patirne di più, come sempre, sono le categorie svantaggiate, le persone a mobilità ridotta che non possono permettersi il cambio di mezzi. Tutto sembra organizzato per rendere invivibile il trasporto ferroviario a lunga percorrenza e convincere i siciliani ad accettare la “rottura carico” che prevede di scendere dal treno, attraversare lo stretto a piedi con i mezzi veloci (destinati all’utenza pendolare) e riprendere il treno nella sponda opposta. Un inaccettabile salto indietro nel tempo, la solita soluzione al risparmio propagandata come modernizzazione del sistema che nei fatti si riduce all’ennesimo taglio delle sovvenzioni per il trasporto ferroviario nel Meridione d’Italia, mentre da Roma a Milano si viaggia nella futuristica Freccia Rossa.

Reclamiamo pertanto lintervento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e dei vertici ferroviari – concludono le organizzazioni sindacali – per l’immediato ripristino dei canoni di civiltà nel trasporto ferroviario da e per la Sicilia, la continuità territoriale è un diritto anche per il Meridione. In assenza di riscontro risolutivo ci troveremo costretti a rispondere alle richieste di mobilitazione provenienti dal territorio”.