Grande partecipazione di pubblico alla fiaccolata in ricordo delle vittime delle foibe

Maria Antonella Saia

Grande partecipazione di pubblico alla fiaccolata in ricordo delle vittime delle foibe

lunedì 11 Febbraio 2019 - 12:35

E’ stata una notte silenziosa, quella appena trascorsa, popolata soltanto da un grande corteo che ha illuminato le strade della Città dello Stretto con migliaia di fiaccole  per non  dimenticare il martirio delle foibe  e il dramma dell’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati italiani dalle loro terre durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato secondo dopoguerra.
Quasi 11 mila i morti. 350 mila gli esuli, nelle stime, per difetto, che le fonti, poche e spesso non ufficiali, hanno fatto giungere a noi. Ieri la testimonianza di centinaia di cittadini, associazioni e rappresentanti del mondo politico che, senza bandiere, eccezion fatta per il tricolore e per i drappi di Istria, Fiume e Dalmazia, che hanno aperto il corteo, hanno dato vita ad un comitato trasversale che ha organizzato la manifestazione.

“Si tratta – spiega Fulvia Toscano, del Comitato spontaneo 10 febbraio – di una pagina oscura della storia del nostro Paese. Il XX secolo ci ha consegnato purtroppo una memoria di devastazioni, di scontri tra culture e pulizia etnica, ed è giusto che i morti di tutte le parti vengano celebrati con la stessa dignità.” Il corteo, partito da piazza Juvarra, lungo il lato mare di via Garibaltedi, ha proseguito lungo l’arteria fino a giungere all’incrocio con via Istria e, da lì, sino alla via Pola e alla piazzetta “Martiri delle Foibe”, dove dopo la deposizione di una corona d’alloro alla base del monumento che ricorda i messinesi morti nelle insenature carsiche, si  è avuto l’intervento di Alessandro Faramo, nipote di un infoibato, e figlio di un’esule. “Ogni italiano – dichiara – ha il diritto di conoscere questa storia. Io ho il dovere di raccontarla, di raccontare la storia di madre, all’età di soli due anni e mezzo  rimasta orfana di padre, infoibato nel ’43, la cui famiglia è stata praticamente sterminata dai partigiani di Tito. Mia madre che separata dai suoi fratelli si trovò a girovagare per l’Italia, fino a giungere a Santa Teresa, dove finalmente trovò una famiglia e venne adottata.”
Mantenere vivo il ricordo di questa disumana strage di vite è l’unico modo perché gli uomini imparino dai propri errori e il passato non si ripeta.