Usura, Dia sequestra patrimonio di 9 mln a imprenditore della macellazione

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Usura, Dia sequestra patrimonio di 9 mln a imprenditore della macellazione

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venerdì 20 Luglio 2018 - 12:15

Sottoporre a sequestro preventivo il patrimonio del noto imprenditore della macellazione e della commercializzazione del pellame, Nunzio Ruggieri, in quanto ritenuto frutto di attività di usura. È questo in sintesi il provvedimento emesso dal Tribunale Misure di Prevenzione di Messina che sta per essere eseguito dalla DIA di Messina con il supporto del centro operativo di Catania. A proporre originariamente l’applicazione di tale misura di prevenzione patrimoniale è stato il Direttore della DIA Giuseppe Governale, in piena sinergia con la Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, guidata dal dottor Maurizio De Lucia, a seguito di un lunga e articolata attività investigativa.

Ruggieri è stato menzionato dal collaboratore di giustizia Santo Lenzo – legato ai sodalizi mafiosi nebroidei – per alcuni collegamenti con elementi di vertice della criminalità organizzata tortoriciana quali lo stesso Lenzo, Cesare Bontempo Scavo e Carmelo Armenio. In particolare, sulla base di alune dichiarazioni risalenti al 2002 del collaboratore di giustizia si evinceva che nel 1999 Ruggieri, tramite Armenio – referente della criminalità organizzata di Brolo – “aveva chiesto che fossero incendiati i mattatoi di Sinagra, Barcellona P.G. e Giammoro, impegnandosi, nel contempo, a versare 50 milioni di lire all’organizzazione mafiosa” che lo avrebbe verosimilmente favorito. L’intento criminoso non giunse a compimento “per l’opposizione dei rappresentanti della criminalità organizzata barcellonese”.

L’attività usuraia di Ruggieri è stata rilevata con sentenza di condanna della Corte di Appello di Messina del 2005, divenuta irrevocabile nel 2009. La vicenda traeva origine dalle illecite condotte poste in essere tra il 1998 e il 2000 dall’imprenditore della macellazione nei confronti di un dipendente di banca che, in ragione della sua personalità facilmente condizionabile, aveva generato all’istituto di credito presso cui lavorava un dissesto economico per circa 76 milioni di lire attraverso la negoziazione di tre assegni. L’impiegato, nel tentativo di ripianare la situazione, si era rivolto a diversi soggetti, tra i quali anche Ruggieri, al fine di ottenere alcuni prestiti rilevatisi poi di natura usuraia.

Diversi sono i pregiudizi nei confronti dell’imprenditore, tra i quali: nel 2002, unitamente ad altri 20 soggetti, è stato denunciato dalla Guardia di finanza di Melito Porto Salvo (RC), quale utilizzatore di fatture per operazioni inesistenti emesse da una società di San Lorenzo (RC) operante nel commercio all’ingrosso di cuoio e pelli; nel 2005, è stato denunciato dal Nucleo Antifrodi del Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari di Roma, in ordine ai reati di falso ideologico aggravato e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, e rinviato a giudizio quale legale rappresentante di una società oggi sottoposta a sequestro; nel 2012, a seguito di attività di indagine dei Carabinieri di Sant’Agata di Militello, è stato rinviato a giudizio per il reato di usura continuata in danno di un imprenditore agrumicolo cui aveva applicato tassi di interesse del 10% mensili su somme prestate illecitamente; da ultimo, nel 2016, è stato rinviato a giudizio presso la Procura di Patti, per abusivismo finanziario, a seguito di attività d’indagine della Guardia di Finanza di Capo d’Orlando che ha rivelato l’illecita concessione di mutui con numerose dazioni, tra il 2005 ed il 2010, di somme di denaro per complessivi 794.225 euro.

L’attività d’indagine economico-finanziaria, che ha portato all’esecuzione dell’odierno provvedimento di sequestro, ha permesso di accertare che Ruggieri, pur non avendo dichiarato redditi ufficiali sufficienti e capienti, era riuscito con l’illecita attività usuraia esaminata ad incrementare il suo patrimonio personale ed imprenditoriale, anche intestandolo a congiunti parenti, di fatto suoi fidati prestanome.

Con l’odierno provvedimento sono stati apposti i sigilli a:

  • 2 imprese comprensive di capitale sociale e compendio aziendale;

  • quota pari al 20% del Fondo Consortile di un Consorzio;

  • 20 unità immobiliari (fabbricati e terreni);

  • 23 mezzi personali ed aziendali;

  • vari rapporti finanziari, anche intestati a soggetti terzi individuati,

per un valore complessivo prudenzialmente stimato in 9 milioni di euro.