Presidenza Consiglio Comunale, Pd-Movimento 5 Stelle: un flirt nato tra i banchi dell'Ars

Antonio Macauda

Presidenza Consiglio Comunale, Pd-Movimento 5 Stelle: un flirt nato tra i banchi dell'Ars

giovedì 12 Luglio 2018 - 11:31
Il colpo di mano c’è stato, con annesse fratture, adesso tocca ricucire gli squarci creati dalla prima seduta consiliare. Il Consiglio Comunale 2018-2023 ha emesso il primo vagito e non è passato inosservato, a recitare il ruolo di grande sconfitto è senza dubbio il centrodestra, presentatosi alla vigilia delle lezioni come un’invincibile armata che puntava alla vittoria al primo turno e alla maggioranza in aula, salvo poi perdere al ballottaggio e sottostare numericamente tra gli scranni del civico consesso. Alla fine dei giochi, il centrodestra è rimasto con un pugno di mosche, restando fuori dai giochi anche per suddivisione delle cariche all’interno dell’ufficio di presidenza.
Ad andare in scena è stata invece l’alleanza tra  buona parte del centrosinistra e il Movimento 5 Stelle, un inciucio, così lo chiamerebbero i più maligni, che però al momento sembrerebbe già appartenere al passato. Un flirt estivo insomma, un’avventura di una durata di qualche ora, giusto il tempo di nominare Claudio Cardile alla presidenza del Consiglio Comunale e di assegnare le vicepresidenze a Nino Interdonato di Sicilia Futura e a Serena Giannetto, volto fresco e sorridente sfoggiato dalle new entry pentastellate.

Al momento non sembra che ci siano le condizioni affinchè quest’alleanza possa consolidarsi e ripetersi, ma si sa la politica è materia liquida, quindi meglio aspettare i primi atti “pesanti” che l’amministrazione presenterà, per capire se la giunta De Luca potrà contare su una maggioranza già bella che definita. Un accordo nato tra i banchi palermitani dell’Ars, che ha visto come grandi artefici i deputati regionali Valentina Zafarana, Antonio De Luca, ma anche Giancarlo Cancelleri, che più volte si sono riuniti con Franco De Domenico per decidere che indirizzo dare all’aula.

A voler pensare si fa peccato ma tante volte si azzecca, diceva qualcuno, così ecco spiegata la presenza in aula dei deputati regionali, che con occhio vigile hanno seguito tutte le fasi della seduta. Naturalmente tutto si è svolto nella più totale serenità, grazie ad un centrodestra più confuso che persuaso, che non ha cercato di far saltare il banco con una candidatura forte, forse certo di doversi accontentare di una vicepresidenza che sembrava scontata. Da Palermo, poi, il conciliabolo si è spostato a Messina, alcuni esponenti, nonché consiglieri, del centrosinistra hanno più volte incontrato Gaetano Sciacca, ma anche altri due consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle, come Cipolla e Schepis, legati al centrosinistra da alcuni trascorsi politici.

Da qualche parte il Movimento 5 Stelle doveva pur andare a parare, l’unica candidatura forte per la presidenza poteva essere solo quella dello stesso Sciacca, ma rivestire un ruolo super partes non rientra nelle ambizioni dell’ex ingegnere Capo del Genio Civile, che punterebbe alla presidenza di una specifica commissione. Quindi meglio puntare sul cavallo del centrosinistra piuttosto che dialogare con quel centrodestra ritenuto ancora a forte trazione genovesiana. E Giuseppe Picciolo? A pensarci bene il vero grande vincitore di questa partita a scacchi è proprio lui. Con i suoi quattro consiglieri è diventato il “male necessario” per la buona riuscita di tutta l’operazione, riuscendo a confermare Nino Interdonato vicepresidente vicario. Con buona pace di chi, all’interno del Pd, non vede di buon occhio posizioni troppo ballerine del leader di Sicilia Futura.