Business rifiuti e cemento, smantellato un comitato d'affari nel Nisseno

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Business rifiuti e cemento, smantellato un comitato d'affari nel Nisseno

redme |
lunedì 09 Luglio 2018 - 12:20

Smantellato un comitato d’affari che aveva messo le mani sul business del cemento e dei rifiuti in provincia di Caltanissetta. Sedici le misure cautelari eseguite nell’ambito dell’operazione “Pandora”, per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, turbativa d’asta, corruzione e altri reati contro la pubblica amministrazione. Svelato un patto tra Cosa nostra, imprese e funzionari comunali a San Cataldo. In azione i carabinieri di Caltanissetta e i finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria.
L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, è iniziata nel 2016 e ha fatto emergere gravi forme di infiltrazione mafiosa nella gestione del servizio di rimozione dei rifiuti solidi urbani nel Comune di San Cataldo. Il clan aveva imposto alla cooperativa Geo Agriturismo di San Cataldo che – in Ati con la societa’ Ecolgest – si occupava del servizio di raccolta dei rifiuti, la continua assunzione di affiliati e persone contigue che spesso percepivano lo stipendio senza svolgere alcuna attività.
Azzerato l’attuale assetto della cosca di San Cataldo al vertice della quale c’erano Calogero Maurizio Di Vita, Gioacchino Chitè, Massimo Scalzo, Raimondo Scalzo e Luigi Vivacqua. Le intercettazioni avrebbero accertato che l’ing.Paolo Iannello, gia’ a capo dell’Ufficio Tecnico comunale di San Cataldo, insieme al figlio Davide Francesco, avevano raggiunto accordi con Liborio Lipari, amministratore della Ecolgest, finalizzati a truccare la gara a evidenza pubblica per consentirne l’aggiudicazione alla Multiecoplast di Messina, capofila dell’Ati con la Ecolgest.
I fatti documentati dai carabinieri hanno verificato convergenze investigative con una ulteriore indagine della Guardia di Finanza, legata all’operazione “Perla nera bis”, che nell’ottobre 2017 aveva gia’ portato all’arresto del dipendente pubblico Daniele Silvio Baglio e dell’imprenditore Salvatore Ficarra, provando l’esistenza a San Cataldo di un comitato d’affari composto da funzionari comunali e imprenditori locali, in alcuni casi contigui alla famiglia mafiosa, in grado di condizionare le gare d’appalto più importanti.