Acqua, rifiuti e trasporti sono indispensabili. Fronte Popolare Autorganizzato – Sì Cobas ME: “Devono restare pubblici”

Redazione1

Acqua, rifiuti e trasporti sono indispensabili. Fronte Popolare Autorganizzato – Sì Cobas ME: “Devono restare pubblici”

martedì 03 Luglio 2018 - 17:17

La privatizzazione di acqua, trasporti, rifiuti ed energia è consentita ai Comuni dall’emendamento alla legge di stabilità 2018 approvata dalla Commissione Bilancio della Camera. A beneficiare di questa operazione non sono i cittadini ma le grosse società per azioni. Negli ultimi vent’anni numerose ricerche hanno dimostrato come la privatizzazione non migliora il servizio: quasi tutti gli utili confluiscono nei dividendi degli azionisti. Per questi motivi il Fronte Popolare Autorganizzato-SI COBAS Messina, propone ai cittadini tutti, e alle organizzazioni locali impegnate nella lotta per i beni comuni e per i diritti, un assemblea popolare per mettere a punto una linea comune di proposta e di lotta per impedire che Messina torni indietro verso una strada che ha tante ombre.

Invitiamo tutti i lavoratori coinvolti nella privatizzazione (Amam, Atm, MessinaServizi, e Messina Servizi Bene Comune) a fare un Fronte Unico di lotta contro le misure di ridimensionamento e precarizzazione del personale!

L’interesse dei privati, infatti, non è il Bene Comune ma il profitto. Negli ultimi decenni è stato abbondantemente verificato che la gestione privata dei servizi e beni comuni, è stata fallimentare e disastrosa, collusa con la mafia ed ha prodotto parecchi debiti di bilancio, oltre allo sfruttamento e precarietà per i lavoratori. Per questo motivo, si moltiplicano i casi in cui queste gestioni vengono restituite al settore pubblico.

Acqua, rifiuti e i servizi indispensabili dunque devono restare pubblici.

La gestione dei beni comuni e dei servizi essenziali, per sua natura, non produce grandi redditi a meno che il lucro non si faccia proprio sulle spalle dei cittadini stessi. Inoltre si innesca il meccanismo della competitività, obbligando le imprese a ridurre i costi di gestione, agendo sul costo del lavoro, mettendo a rischio l’occupazione e i livelli salariali, nonché il quadro di tutela dei diritti.

I cittadini pagherebbero dunque soprattutto gli azionisti e non il servizio e i lavoratori si ritroverebbero nuovamente in condizione di ricatto e precarietà, con i meccanismi di sudditanza che già conosciamo bene.