Fine della corsa adesso si scende, definitivamente. Renato Accorinti lascia Palazzo Zanca dopo 5 anni, al termine di una Maratona elettorale che ha il sapore della disfatta.
Diciamolo subito, i dati sul sindaco non sono da buttar via, in molti erano pronti a scommettere su un Accorinti che a malapena potesse arrivare al 10%.
Ad essere bocciato dai messinesi è il progetto politico nella sua interezza, un fallimento che deve far sorgere alcune riflessioni. Fin dal suo ingresso a piedi nudi al Comune, Accorinti ha perso molti dei suoi fedelissimi, diventati nel giro di poco tempo suoi acerrimi oppositori. A conti fatti, il non essersi interrogati fin da subito sul perché di così tante defezioni è stato il primo passo verso l’abisso.
Agli occhi della città, Accorinti spesso e volentieri è apparso come l’inguaribile attivista, che spesso e volentieri dimentica di rappresentare una città pur di portare avanti posizioni personali.
L’ormai famoso 4 novembre ne è l’esempio, ma la classifica di episodi simili è davvero lunga. Nonostante ciò la figura di Accorinti ha tenuto botta, ma è stata trascinata a fondo da quello stesso contesto che per 5 anni lo ha issato a simbolo intoccabile, innalzandolo su quella torre d’Avorio dalla quale si vedeva una Messina che nulla aveva a che fare con la realtà.
Il fatto che nessuna delle tre liste abbia raggiunto il quorum del 5% è una bocciatura sonora, un fallimento su tutta la linea che di fatto spazza via 5 anni di cui non resterà neanche il seme.
In Consiglio Comunale non ci sarà nessuno che potrà rivendicare quanto fatto dalla Giunta Accorinti, a nulla sono valse le inaugurazioni last minute, l’aver presentato una lista che sia stata diretta espressione del nuovo corso dell’ATM.
Alla fine il mondo “accorontiano” è stato capace di far terra bruciata attorno al proprio idolo, alzando i toni del dibattito anche sulle tematiche più semplici, isola pedonale docet.  Tutto diventava una guerra tra bene e male, tra messinesi buddaci e venduti contro gli uomini liberi e onesti, senza che a chi di dovere sorgesse il dubbio che magari c’erano solo messinesi delusi da quel cambiamento che tardava ad arrivare.
Accorinti e il suo mondo adesso sono entrati a far parte della categoria di “quelli di prima ” e questo, finora, è l’unico dato incontrovertibile.

Antonio Macauda

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