Antoci: "Volevano ammazzarmi, ma ho portato legalità nel Parco dei Nebrodi"

La Procura di Messina ha chiesto l’archiviazione per le 14 persone indagate per l’agguato contro Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi, vittima di una sparatoria fra Cesarò e San Fratello.
“Purtroppo non si è riusciti ad individuare gli esecutori dell’attentato – commenta Antoci – ma una cosa certa è venuta fuori dal lavoro di magistrati e forze dell’ordine, nonchè dalle perizie effettuate a Roma: Antoci doveva morire, colpendo prima l’auto e poi, attraverso le molotov ritrovate, incendiarla e obbligare lui e gli uomini della scorta a scendere per essere poi giustiziati.
Altro che atto intimidatorio come alcuni avevano ventilato, guidando la macchina del fango – aggiunge Antoci -. Viene fuori invece l’agghiacciante volontà del commando di uccidere me e gli uomini della scorta attraverso un attentato efferato e crudele.
Pur trattandosi di una richiesta di archiviazione, che non chiude il caso ma che lo mette al riparo da problemi tecnico-giuridici, è venuta fuori, inequivocabilmente, la dinamica dei fatti. Aspetto di leggere meglio le motivazioni della richiesta di archiviazione – continua Antoci – cercando di dare anche io il mio contributo, ma nel frattempo nessuno si illuda tra i mafiosi e i collusi che il pericolo e’ passato, l”impegno va avanti con convinzione e con quanti hanno gustato la libertà e la necessità di portare avanti nei Nebrodi, in Sicilia e nel Paese sani e puliti percorsi di legalità.
Ormai il Protocollo è legge, se ne facciano una ragione, ormai i mafiosi non potranno più accaparrarsi i Fondi europei a discapito dei poveri e onesti agricoltori”.

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