Atm, Orsa e Faisa a muro duro contro Foti e Cacciola: "Gli unici a fare propaganda sono loro"

Antonio Macauda

Atm, Orsa e Faisa a muro duro contro Foti e Cacciola: "Gli unici a fare propaganda sono loro"

mercoledì 02 Maggio 2018 - 13:12

Un attacco in piena regola. Il duello rusticano tra una parte dei sindacati e vertici dell’Atm, ma anche l’assessore Cacciola, si arricchisce di un altro capitolo. Questa mattina, Orsa e Faisa sono tornate all’attacco del presidente Giovanni Foti, che pochi giorni fa aveva risposto a muso duro verso quei movimenti e sigle sindacali che pochi giorni fa avevano messo in discussione la solidità della gestione aziendale dell’ultimo quadriennio. Le sigle sindacali però non ci stanno e ribattono colpo su colpo, denunciano un vero e proprio clima intimidatorio nei confronti dei lavoratori, costantemente minacciati di sanzioni o, peggio ancora, di perdere il posto di lavoro.

Esistono anche casi di lavoratori che hanno subito ben 8 provvedimenti disciplinari in poche settimane. Dall’altra parte si continua a guardare con estrema attenzione ai numeri di una gestione ritenuta miracolosa dall’amministrazione Accorinti, ma per questi sindacati di miracoloso c’è ben poco. Il clima da campagna elettorale che si protrarrà fino al 10 giugno aggiunge ulteriore pepe ad una vicenda già scottante, Foti e Cacciola hanno puntato il dito contro gli accusatori, ma su questo punto il segretario regionale dell’Orsa, Mariano Massaro, ribatte in modo chiaro: “Io, indipendentemente da come andranno le elezioni amministrative, resterò alla guida del sindacato perché sono stato eletto per acclamazione. Qui l’unico che sta facendo propaganda elettorale sulle spalle dell’azienda è Cacciola, visto che la sua lista è ormai a tutti glie effetti la lista “ufficiale” dell’Atm. Foti, inoltre, è stato nominato grazie ad un incarico fiduciario da parte del sindaco, Accorinti, per giunta contravvenendo allo Statuto aziendale. E’ evidente che tale incarico finirà insieme all’esperienza Accorinti, Foti ha solo paura di perdere la poltrona. L’azienda a perso una marea di contenziosi con i lavoratori che difendono solo i propri diritti, questo è un atteggiamento arrogante di chi pensa che sia tutto lecito, se Foti pagasse con le proprie tasche forse avrebbe pensato a qualche transazione”.

All’attacco anche il segretario della Faisa, Lillo Sturiale: “Con i vertici aziendali o con l’amministrazione non abbiamo dialogo – ha dichiarato – io ho chiesto delucidazioni circa la gestione del personale, il vestiario e il premio di produzione nazionale, ho ricevuto una risposta offensiva ed intimidatoria. Esiste un’Atm diversa da quella che vogliono farvi vedere, c’è un’azienda dove la presidenza dialoga solo con chi gli pare e con chi reputa amico. Nessun rappresentante delle sigle sindacali qui presenti ha avuto avanzamenti di carriera, gli altri non possono dire lo stesso”.

Al fianco dei sindacalisti si rivede l’ex consigliere comunale, Gino Sturniolo: “La nota di Foti è molto grave, denota da parte sua una cultura antisindacale molto preoccupante. Lui parla direttamente ai lavoratori in tono minaccioso e questo è grave. Dal 2009 al 2016 la massa debitoria dell’azienda è passata 38 a 66 milioni complessivi. Buona parte di questi debiti nascono dalle coperture Inps ed Inail per i lavoratori, che devono essere coperti grazie ai crediti che l’azienda vanta nei confronti della Regione e dello Stato. Ma questi crediti sono credibili? Sembrerebbe di no, visto che per i revisori dei conti sono inesigibili. Bisogna fare attenzione, perché proprio su questo punto è crollata Messinambiente”.

Insieme ad Angela Rizzo di Cittadinanza Attiva, presente anche Alessandro Tinaglia, coordinatore del movimento Reset: “Solo nei primi tre anni, l’Atm sfora di ben 13 milioni le previsioni del Piano di Riequilibrio. Ci hanno sempre detto che nel 2013 vi erano appena 12 autobus, i chilometri percorsi erano 2 milioni 380mila, nel 2016 quando a loro dire gli autobus erano 50 i chilometri erano appena 3 milioni 813mila, questo perché ci si è incaponiti nel voler acquistare i famosi us ad 1 euro che avevano bisogno di grossi investimenti di manutenzione”.