Dall'11 giugno in Consiglio torni la grande assente: la politica

Antonio Macauda

Dall'11 giugno in Consiglio torni la grande assente: la politica

giovedì 26 Aprile 2018 - 09:40

Quasi mille candidati per trentadue posti disponibili. Numeri da concorso pubblico ed invece sono quelli delle elezioni amministrative valide per il rinnovo del Consiglio Comunale, che proprio due giorni fa ha chiuso definitivamente i battenti in attesa del voto. Numeri sicuramente “gonfiati” dalla mole di liste, nettamente maggiori rispetto al 2013. Un numero eccessivo di candidati che per qualcuno svilisce il significato della tornata elettorale in se, ma che volendo potrebbe significare anche una maggiore partecipazione da parte di una cittadinanza troppo spesso disinteressata sulle vicende politiche locali.

E’ inevitabile, però, non parlare di quella che è stata l’attività degli ultimi anni di un Consiglio Comunale che ha patito vicende extrapolitiche, che hanno fatto sì che l’agibilità d’aula svanisse come neve al sole. L’ombra dell’inchiesta Gettonopoli e le condanne in primo grado ai consiglieri coinvolti rappresentano una tappa fondamentale, un colpo mortale sotto il profilo mediatico perché a quel punto per l’opinione pubblica il consigliere sempre presente era quello attaccato al gettone, quello assente era quello strafottente: insomma indipendentemente da come si è agito l’aula agli occhi della città ne è uscita a pezzi. Poi ci sono i risvolti politici, perché proprio la politica è stata la grande assente nell’arco di questi anni.

Tra gli scranni del civico consesso, si sono aggirati cani sciolti che però il più delle volte prendevano posizioni contrastanti con il resto del gruppo o della coalizione di appartenenza. Che lo schema maggioranza-opposizione fosse saltato lo si era capito fin dall’inizio, vista la presenza di appena 4 accorintiani in aula, ma tante, troppe volte, a mancare è stata la linea politica dettata dal leader e dal partito. Il senso di smarrimento che si è respirato spesso e volentieri, è stata una costante che non si dovrà più ripetere, la libertà individuale di ogni consigliere è sacra, ma la politica è fatta di visione comune che si deve tramutare in strategia prima e nel voto sull’atto poi. Tutto ciò ha fatto il gioco di un’amministrazione che strategicamente portava in consiglio delibere all’ultimo secondo, mettendo i consiglieri con le spalle al muro, costretti a fare buon viso a cattivo gioco, dando vita ad un teatro dell’assurdo dove si criticava la Giunta per questo atteggiamento, salvo poi calarsi le braghe al momento del voto sventolando la sempre utile bandierina del “senso di responsabilità nei confronti della città”.

Onde evitare le migrazioni di massa verso il Gruppo Misto o verso altri lidi, comunicati stampa in cui si annuncia di “cambiare per restare se stessi”,  gli aspiranti consiglieri non cerchino solo la lista dove si hanno più chance, ma anche quella con un programma più congeniale alle proprie esperienze politiche e ai propri obiettivi. I prossimi 5 anni saranno fondamentali soprattutto per restituire dignità ad un’aula  che troppo spesso è stata affollata per discutere di temi più leggeri, come l’isola pedonale, salvo poi svuotarsi quando c’era da votare il bilancio o altri provvedimenti finanziari. Se si vuol dare un supporto reale e concreto alla città, occorrono consiglieri che si assumano la responsabilità politica di votare atti importanti, di ritornare a fare attività ispettiva come si deve e di non focalizzarsi sul tombino che perde o sulla lampadina fulminata.  Altrimenti vorrà dire che di questi ultimi 5 anni non si è capito nulla.