Doveva essere la riunione della verità, della svolta, quella in cui sarebbe dovuto uscire il nome su cui puntare in vista delle prossime elezioni amministrative. Per il Partito Democratico, invece, quella di ieri è stata l’ennesima giornata interlocutoria, perché mai come in questo momento decidere appare quanto mai complicato.

Decidere fa davvero paura, specie in presenza di un vuoto di leadership che in questo momento sta mostrando tutte le proprie conseguenze. Qualcuno che decida e che estragga dal cilindro un nome ci vuole, così se la direzione del partito non ne è in grado toccherà agli elettori attraverso le primarie.

La data già c’è ed è quella del 15 aprile, questo lo scenario più plausibile dopo l’ennesimo nulla di fatto di ieri dove comunque è stato approvato il regolamento per le eventuali elezioni. Questo se il prossimo 5 aprile non ci sarà il nome su cui convergere nella corsa verso la poltrona più prestigiosa a Palazzo Zanca. Scenario più che plausibile, viste che le distanze tra le varie anime sembrano ancora notevoli e difficilmente colmabili in un lasso di tempo così breve.

Da una parte c’è la vecchia guardia, formata dai renziani della prima ora Russo e Quero ma anche Felice Calabrò che fa capo a Dario Franceschini, che vorrebbero una candidatura frutto della militanza e dell’impegno sul territorio. Una sorta di premio per un’intera generazione che ha sempre dato il proprio supporto, nella buona o nella cattiva sorte. Dall’altra parte c’è la corrente accademica che ha in Pietro Navarra il proprio esponente più illustre, che invece vorrebbe pesare nell’ambiente universitario o in quello della società civile.

Una candidatura di sistema in grado di poter sparigliare le carte e puntare al ballottaggio. I nomi sono sempre quelli di Antonio Saitta e del deputato regionale Franco De Domenico, che però non sarebbe allettato dall’idea.