Trischitta boccia il Ddl salva-Papardo: "E' un regalo all'Irccs"

Antonio Macauda

Trischitta boccia il Ddl salva-Papardo: "E' un regalo all'Irccs"

martedì 06 Marzo 2018 - 14:30

Il disegno di legge “salva-Papardo” proposto da Luigi Genovese, raccoglie l’opposizione del capogruppo in consiglio comunale, Giuseppe Trischitta che dunque rende ancora più ampia la spaccatura all’interno di Forza Italia. Una proposta che secondo Trischitta cela dietro accordi sotterranei tra pezzi del partito e il direttore sanitario dell’Irccs, Dino Bramanti, che sarebbe in pole position per la candidatura a sindaco nell’orbita del centrodestra.

Due strade che per Trischitta non sono affatto parallele, anzi, che si incontrano alla perfezione: “A Bramanti in un primo momento è stata proposta la candidatura alla Camera o al Senato in Forza Italia, ma lui ha rifiutato in quanto amico della Lorenzin che gli ha fatto avere un finanziamento di 91 e lo ha nominato nel Consiglio Superiore della Sanità. Questo disegno di legge è un regalo all’Irccs, come mai Calderone ha ritirato la sua firma?”.

Trischitta bocca tecnicamente la proposta di Luigi Genovese, ma poi attacca alleati politici e compagni di partito: “Così ci sarà un’unica struttura sanitaria, c’è il rischio che cada il Pronto Soccorso del Piemonte, che dovrà essere depotenziato per forza. Da Genovese e Germanà mi aspettavo che proponessero una nuova struttura sanitaria, non depotenziamenti camuffati. Il Papardo ha tante eccellenze, su questa operazione devono fare luce le forze competenti per scoprire se ci sono accordi sottobanco tra Bramanti, Genovese e Germanà ed anche Elvira Amata, per fare un favore a Bramanti che qualcuno vuol far diventare sindaco, io non gli permetterò di prendersi la città, inoltre mi domando se tutto ciò on entrerebbe in conflitto con una sua candidatura”.

Infine aggiunge: “Il percorso politico è basato sulla coerenza, da uomo di destra ho difeso Forza Italia in Consiglio Comunale in questi anni complicati per il partito, quando Genovese e Germanà appoggiavano i governi di centrosinistra a Roma o a Palermo”.

Foto Rocco Papandrea