Germanà su Largo Avignone: Coraggio per recuperare tempo perso ma con edificio che superi dieci piani

Redazione1

Germanà su Largo Avignone: Coraggio per recuperare tempo perso ma con edificio che superi dieci piani

venerdì 19 Gennaio 2018 - 16:13

“Se abbiamo a cuore veramente il futuro di Messina dobbiamo imparare a fare scelte coraggiose e, piuttosto che continuare a tenerci un’area degradata, avviare quegli indispensabili progetti di rigenerazione urbana che in tutto il Paese stanno diventando volano di cambiamento. Largo Avignone è un pezzo di storia che nessuno vuole cancellare, ma proprio perché abbiamo rispetto per le nostre radici non possiamo mantenerla in uno stato vergognoso di abbandono. Il mio timore è che, adesso che si sono risvegliati tutti, “dopo che a Santa Chiara hanno rubato…” si mettano nuovi sigilli e la questione venga dimenticata per altri 20 anni”. Così, anche l’ex deputato regionale Nino Germanà interviene sulla polemica sulla riqualificazione di Largo Avignone, una polemica che sembra essersi spenta con l’arrivo di Sgarbi a Messina sui luoghi della demolizione dell’edificio del 1700.

“Penso che l’obiettivo di chi ha progettato il palazzo sia quello di coniugare il rispetto per la storia con le esigenze di riqualificare un’area – sottolinea Germanà -. L’idea dei progettisti è quella di recuperare e mantenere l’architettura settecentesca costituita dalla porzione di facciata e rispettare il sito archeologico proponendo un intervento solo esterno, preservando il sito archeologico al di sotto del sistema delle fondazioni.   Più che innescare crociate sarebbe interessante guardare a quest’operazione di rigenerazione urbana come ad un progetto pilota coraggioso, soprattutto in una città come la nostra nella quale le idee invecchiano molto più dei siti storici o archeologici…”.

“Dimezzare il grattacielo però vorrebbe dire rinunciare alle logiche che stanno dietro quel progetto e che si basano sul confronto e sulla sintesi tra architettura moderna e quella del passato, ognuna delle quali dà rilevanza all’altra. Fare solo 10 piani obbligherebbe i costruttori, per motivi di costi-benefici, a riproporre il volume da ricostruire in orizzontale, anziché in verticale, producendo, in questo caso sì, un intervento “tradizionale” brutto ed ingombrante, che mortifica la porzione storica, incastrando in mezzo ad un edificato anni settanta una nuova e banale palazzina “invendibile”.

“Quanto all’assessore regionale ai Beni culturali Vittorio Sgarbi, non avevo dubbi che sulla vicenda della demolizione fosse stato informato male e, da uomo straordinariamente intelligente quale è, ha subito chiarito con il nostro Sovrintendente Micali, quindi pace fatta”.