Crisi scalo Gioia Tauro, CapitaleMessina: Come si può concepire espansione con Authority calabrese?

Il declino strutturale del porto di Gioia Tauro e dei consequenziali rischi per i porti messinesi erano e sono le principali ragioni che caratterizzano l’opposizione all’accorpamento dell’Autorità portuale peloritana con quella dell’altra sponda.

A dimostrare il realismo delle proprie previsioni è il Movimento CapitaleMessina che firma con Gianfranco Salmeri l’ennesimo documento con cui si sottolinea la scarsa progettualità a lunga gittata in materia di trasporti e di economia. Tutte le notizie che arrivano da oltrestretto parlano costantemente di una situazione di regressione inconvertibile.

Nel 2017, il porto calabrese ha visto un calo del traffico dei container movimentati dell’11 per cento, confermando il trend negativo degli ultimi anni. E se la tendenza rimarrà questa, nel 2018 si prevedono ulteriori perdite di posti di lavoro.

Così, Genova che nello stesso arco temporale ha visto un incremento di pari entità, sottrae a Gioia Tauro il primato di principale porto container italiano, mentre Trieste registra un + 26% rispetto al 2016, confermando che la crisi non è globale, ma limitata allo scalo calabrese.

Alla base di questa crisi o come conseguenza della stessa, c’è anche il conflitto tra il gestore del terminal Contship e l’armatore MSC, unico cliente del porto, che rischia di compromettere qualsiasi possibilità di ripresa dello scalo calabrese, perché il sospetto è che la società di navigazione intenda disimpegnarsi in favore di altri porti transhipment nel Mediterraneo.

In aggiunta a ciò si inserisce l’apertura, prevista nell’anno in corso, dello scalo di Vado Ligure, unico altro porto a poter gestire in Italia le navi porta-container “giganti” (oltre 18 mila teus), che grazie alla vicinanza al cuore dell’Europa ed al miglior collegamento logistico, condannerà Gioia Tauro alla marginalità.

La gravità delle condizioni situazione è così avanzata e le prospettive così negative da far affermare mesi fa a Domenico Marino, docente di Economia presso l’Università di Reggio Calabria, che “guardando lo scenario del settore del trasporto containerizzato non possiamo non constatare che le probabilità che nel 2030 il porto Gioia Tauro sia ancora attivo sono ridotte al lumicino”. Da allora, solo peggioramento.

“Alla luce di queste considerazioni crediamo, da un lato, di dover auspicare un programma serio del Governo per rilanciare, soprattutto con investimenti in infrastrutture logistiche, il porto di Gioia Tauro; dall’altro rafforzano il nostro convincimento sulla assoluta necessità che il nostro sistema portuale non cada sotto la potestà dell’Autorità portuale di Gioia Tauro e siamo fiduciosi che ciò non avverrà, certi che su questa linea il Presidente Musumeci sarà coerente con quanto da egli dichiarato in più occasioni”.

Redazione1

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