Unime in prima linea per tutelare le Pocket Beaches. Avviato progetto di 2,1 mln di euro

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Unime in prima linea per tutelare le Pocket Beaches. Avviato progetto di 2,1 mln di euro

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giovedì 21 Dicembre 2017 - 11:00

Tutelare le pocket beaches dai cambiamenti climatici. È il lungimirante obiettivo che si pone da qui ai prossimi tre anni “Bess – Pocket Beach Management & Remote Surveillance System”, progetto frutto del Programma Interreg Italia – Malta che vede impegnato in prima linea l’ateneo peloritano e ha come responsabile scientifico il professor Giovanni Randazzo del Dipartimento di Scienze Matematiche e Informatiche, Scienze Fisiche e Scienze della Terra (MIFT). Il progetto si avvarrà di un finanziamento di poco superiore a 2,1 milioni di euro.
Le pocket beaches, letteralmente “spiagge tascabili”, sono le piccole spiagge (l’Isola Bella per fare un esempio a noi vicino), limitate da promontori naturali, fortemente aggettanti a mare e prive di apporti solidi da terra. Oggi gli effetti dei cambiamenti climatici sembrano essere più minacciosi per questi ambienti di transizione, coinvolgendo la spiaggia, le retrostanti falesie e la componente biotica faunistica e floristica. Il progetto prevede la realizzazione di una piattaforma di monitoraggio in ambiente GIS, basata su un sistema di dati acquisiti in campo e da remoto, via drone o fissi. Il fine è quello di realizzare un sistema predittivo, relativo all’evoluzione della linea di riva, in funzione dei fattori geomorfologici, sedimentologici correntometrici e biologici che lo influenzano. L’ulteriore implementazione riguarderebbe la sua estensione a tutte spiagge siciliane, non solo le pocket beaches, che rappresentano quasi il 70% dei litorali che presentano processi erosivi su circa 400km. L’idea è inoltre quella di realizzare un Atlante delle Pocket Beaches  di Sicilia e Malta, finalizzato anche a un uso consapevole di una risorsa turistica di nicchia.
Il progetto, coordinato dal professor Randazzo, coinvolge il Ministero di Gozo, per tramite del suo dirigente Anthony Zammit, l’Università di Malta con il professor Anton Micalleff, l’INGV di Palermo, diretto dal “milazzese” dottor Franco Italiano e dai colleghi biologi dell’Università di Palermo, i professor Sebastiano Calvo e Agostino Tomasello.