Alemanno e Croce all’ex caserma Gasparro: Centri ospitalità profughi fuori da siti abitati

Redazione1

Alemanno e Croce all’ex caserma Gasparro: Centri ospitalità profughi fuori da siti abitati

giovedì 02 Novembre 2017 - 13:23

Il Ministero dell’Interno si ostina a chiamarla “Centro di Primo Soccorso e Accoglienza”, nonostante l’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali lo chiami correttamente “hotspot di recente costituzione”. Quello che è certo è che la nuova sede a Messina di Bisconte, che ospita i profughi appena approdano al porto, non è idonea perché va a minare ulteriormente un equilibrio di sicurezza territoriale, già precario nel comprensorio altamente popolato dell’ex caserma “Gasparro”. In questa struttura, tanti politici sono passati, più volte il Ministero dell’Interno. In attesa di quella del pomeriggio di Salvini, l’organizzazione della visita di questa mattina spetta al candidato all’Assemblea Regionale – capolista di “Diventerà Bellissima” avv. Ferdinando Croce che, insieme al Segretario Nazionale del Movimento Nazionale per la Sovranità Gianni Alemanno, ha tenuto una conferenza stampa sul tema degli HotSpot e dell’immigrazione. Alemmano, già Ministro delle Politiche Agricole e Forestali dal 2001 al 2006 e Sindaco di Roma dal maggio 2008 al giugno 2013, ha portato alcune cifre su cui riflettere e in cui la Sicilia attualmente versa: sono presenti non meno di 250mila immigrati sbarcati sulle coste, di cui almeno 150mila senza alcun diritto a rimanere in Italia.

L’Hotspot di Messina, che vuole essere uno dei più grandi presenti in Europa, è del tutto superfluo, visto il calo degli sbarchi nei porti siciliani ed in quello della città.

Nei porti siciliani, l’MRCC (centro di coordinamento del soccorso marittimo) di Roma ha consentito lo sbarco di 122.692 migranti nel 2016, di cui oltre 73mila individui senza nessun diritto, ad essi si aggiungono gli stranieri senza permesso di soggiorno arrivati negli anni precedenti, e i numerosissimi richiedenti asilo arrivati in Sicilia nel 2017 (63.403 unità) che non hanno ancora completato le procedure per l’ottenimento dello status di rifugiato. Ai dati esposti vanno ulteriormente sommati gli irregolari arrivati grazie agli “sbarchi fantasma” che non sono stati identificati dalle autorità di Polizia.

Allo stato dell’arte sul territorio siciliano sono presenti: 3 Hotspot a Lampedusa, Pozzallo e Trapani, oltre al progetto di apertura di quello di Messina; 3 Centri di Accoglienza: Lampedusa, Pian del Lago e Pozzallo; 2 CARA: Mineo e Pian del Lago; 2 CIE: Pian del Lago e Serraino Vulpitta (inutilizzato).

Le nostre proposte per ridurre l’emergenza immigrazione in Sicilia: Chiusura immediata del CARA di Mineo per l’impossibilità di gestire efficacemente un centro così grande; spostamento dei centri di accoglienza al di fuori dei centri abitati sfruttando strutture esistenti inutilizzate, possibilmente vicine ai porti di sbarco; snellimento delle procedure e della burocrazia per l’ottenimento di un esito dalle Commissioni territoriali, che dovranno seguire i medesimi metodi razionali di giudizio per la concessione di asilo, senza spazio per la soggettività; rimpatrio immediato per i migranti ospitati nei centri trovati a delinquere, oltre al rimpatrio immediato dei migranti a cui è stata rifiutata la domanda di protezione internazionale; bonifica del territorio siciliano, con azioni delle forze di Polizia congiunte che mirino a rintracciare tutti gli irregolari dell’Isola; limitare la possibilità data alle associazioni dichiaratamente “no border” (in altre parole, le associazioni che si ispirano a ideologie liberal radicali, per cui i confini nazionali non esistono e i documenti, come i passaporti e visti, sono un mero costrutto senza valore) di entrare nei centri di accoglienza, per prevenire possibili “indottrinamenti” dei migranti (molti richiedenti asilo dichiarano in Commissione territoriale la medesima storia); limitare la possibilità di uscite “libere” dai centri di accoglienza dei migranti, spingendo per la frequenza dei corsi che favoriscano l’integrazione.