"Street Food", una sagra paesana nel salotto buono" "Può anche non piacere ma ha mosso l'economia"

Non c’è altro, occorre accontentarsi. Così i messinesi accorrono a frotte alla sagra del panino, lo Street Food voluto dalla Confesercenti. Box e panini di ogni tipo, con la salsiccia, con la milza (meusa), con la porchetta, con le panelle (farina di ceci) e tanto, tanto altro ancora. Occorre accontentarsi. In una città di quasi (una volta) 300 mila abitanti, la tredicesima d’Italia, l’unica attrazione è questa sagra che, apertasi giovedì sera, chiuderà battenti (si fa per dire, essendo i box nella centralissima piazza Cairoli, una volta salotto cittadino) domenica sera.
E, non essendoci nient’altro se non trascorrere il tempo (fin quando la temperatura lo permetterà) seduti in un bar, il successo era assicurato: ogni messinese (quasi tutti) a cui piace l’agreste e a cui piace ritrovare qualche amico, ha fatto la fila per acquistare magari un panino al tajuni (per chi non è messinese il tajuni è il budello grasso del bue, pulito -sic!- e cotto sulla brace), oppure qualche arancino, o altro ancora. Inutile dire che gli organizzatori vanno fieri di questo Street Food, fieri del successo (scontato) a cui sta andando incontro.
Senza considerare che la Fiera di Moio Alcantara (magari senza box), che si è svolta l’ultima settimana di settembre, può vantare maggiori tradizioni e la giustificazione che si tratta di un paesello di circa 1000 abitanti. Ma a Messina non c’è altro e il Free Tibet (che in queste manifestazioni crede e ci si trova) non si è fatto pregare nel concedere piazza Caroli per quest’uso. Tutto questo non vuole essere una critica, forse un incoraggiamento. Messina può fare di meglio. Magari il prossimo anno uno Street Food più organizzato, più “cittadino”, magari in un’altra piazza della città. Il salotto, insomma, serve per le apparenze e per ospitare. E per qualificare.

Gaetano Messina



Ho già manifestato pubblicamente la mia opinione su “Strette Food” e confermo ciò che penso. L’evento mi piace. La strada aperta da altre associazioni di categoria quando Messins stava sprofondando nel baratro, è quella giusta. La via maestra per rimettere in moto l’economia della città è quella dell’iniziativa privata con il coordinamento della associazioni di categoria. Il movimento generato da “Street Food” ha avuto riverberi (in termini di affari economici), in tutta la città. E ciò che serve è a Messina è proprio questo. Certo, si poteva fare di più e meglio per l’occhio della gente, per chi ha criticato il gusto delle “baracchette”, ma siamo solo al primo giorno della prima edizione, semmai ve ne saranno altre. Personalmente spero di sì.
Chi se ne impipa delle critiche anche feroci che circolano sul web, non è il caso di Gaetano Messina le cui critiche sono sempre costruttive, avendone titolo per manifestarle. “Street Food” è certamente una novità che ha dato un colpo di vita ad una città spenta per colpe riconducibili all’amministrazione comunale attuale ed a quelle che c’erano prima. Il sindaco Accorinti sin dal giorno dell’infausto insediamento ha proposto politiche distruttive tendenti a vessare i commercianti. Di Cosap ci siamo occupati ampiamente da quattro anni a questa parte, ma del nuovo regolamento che avrebbe dovuto dare respiro al commercio non v’è ancora traccia.
Sbaglia chi pensa che il merito di questa iniziativa vada ascritto ad Accorinti perché non è cosi: i privati sono stati i protagonisti di tutto quello che è stato fatto per riportare la gente a piazza Cairoli e sul viale San Martino. Il salotto buono della città per quattro giorni sarà “invaso” dalla baracche caro Gaetano, ma ben vengano se ciò sarà funzionale all’economia della città ed al “godimento” dei cittadini. In fondo, e concludo, questo fine settimana nessuno dica che a Messina non c’è niente da fare….

Davide Gambale


FOTO DI ROCCO PAPANDREA

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