Fava riempie ex Chiesa di S. Maria Alemanna: Messinesi stanchi di essere pedine scambio

Redazione1

Fava riempie ex Chiesa di S. Maria Alemanna: Messinesi stanchi di essere pedine scambio

sabato 23 Settembre 2017 - 20:46

Da cartellone propagandistico è “Scandalosamente onesto” e si muove da intellettuale di Sinistra con la sua verve da sceneggiatore, scrittore e giornalista tra la “Sfida gentile” del suo diretto rivale Micari, quella di “Diventerà bellissima” del pluricandidato Musumeci e quella del “No ai vitalizi” con lo slogan “Scegliete il futuro” di Cancelleri per il M5S.

Anche nella provincia di Messina, ho trovato tanti siciliani liberi, stanchi di essere considerati pedine di scambio”. Così, il competitor per la guida di Palazzo d’Orleans, Claudio Fava che, oggi pomeriggio, all’ex Chiesa di Santa Maria Alemanna, si è confrontato con numerosi esponenti del terzo settore. Oggi, ha incontrato parecchi operatori del mondo dell’associazionismo e del volontariato. L’esperto di cinema che è stato additato come personaggio “pescato nelle patatine”, relativamente ai recenti sondaggi che lo darebbero in testa rispetto a Micari, affronta le problematiche del territorio con schiettezza e condivisione con il motto “Cento passi per la Sicilia”, dalla sua famosa sceneggiatura del film di Marco Tullio Giordana.

Verso la prima serata, Fava ha inaugurato la nuova sede elettorale del candidato all’Ars, Giuseppe Grioli che si propone #PerunaGiustaRegione.     

A Barcellona Pozzo di Gotto, è stato ospitato dal movimento Città Aperta. A Capo Milazzo, ha visitato il sito di Gigliopoli, la struttura socio-educativa presso i locali e i terreni della Fondazione Lucifero. E stasera a Santa Teresa di Riva, a piazza Municipio. “Il voto non è un baratto di favori e non lo è neanche e soprattutto, per chi ha deciso di dedicare la propria vita agli altri. Il voto a ‘Cento Passi’ è l’unico vero voto utile, l’unico voto libero”.

Ma ecco lo sfogo integrale del candidato della Sinistra: “Perché il più autorevole editorialista del più autorevole quotidiano italiano (Paolo Mieli, Corriere della Sera) ci dedica un lungo editoriale parlando della mia candidatura in Sicilia come d’una scelta di marginalità, di pura testimonianza delle sinistra, di sua immaturità politica? Perché il più acuto e garbato opinionista (Michele Serra, Repubblica) racconta questa candidatura e le forze che la sostengono come “una sinistra da tabernacolo”, irrilevante e dunque supponente? Perché quando più sondaggi (quelli veri) confermano invece che forse avevamo ragione, che questa candidatura ha triplicato in una settimana i consensi, che sembra preferita nell’opinione dei siciliani alle scelte d’apparato del PD, perché adesso opinionisti & editorialisti tacciono? Perché non danno la buona notizia, cioè l’esistenza in Sicilia (perfino in Sicilia) di un voto ancora libero, non oppresso da appartenenze e da obbedienze? Perché non riconoscono con umiltà che hanno sbagliato a fidarsi dei luoghi comuni sparsi a piene mani da chi vorrebbe trasformare il voto siciliano nel battesimo del partito della nazione per seppellire per sempre ogni voce a sinistra? Perché?”

“Forse perché una vittoria della destra siciliana, una destra d’affari berlusconiana, prevedibile e collaudata, per taluni è un pedaggio meno pesante che l’affermazione di un candidato che non ha alle spalle ceto politico e politburi romani. Forse scoprire che esiste ancora (in Sicilia e in Italia) un voto libero, d’opinione e non d’abitudine, non è per tutti una buona notizia. Magari lasciare le cose come stanno sembra la via meno sdrucciolevole: pensate che complicazione a Roma se in Sicilia riuscissimo a dimostrare che si può vincere senza riempire le liste e i comizi con gli assessori di Cuffaro, Lombardo e Crocetta! Pensate quante spiegazioni da dare, quante verità da rivedere, quanti ironie da ripensare…”

“A proposito. Anche il governatore Rosario Crocetta, buon alleato del Magnifico Rettore, è andato in pellegrinaggio a Catania a casa dell’imputato (per concorso esterno in associazione mafiosa) Mario Ciancio. Anche lui ha poi spiegato, tra una foto ricordo e una tartina al salmone, che era solo una visita di cortesia in occasione di una generosa intervista che gli è stata concessa. Anche Crocetta, come Micari prima di lui, ha da tempo smesso di credere in una politica in cui il senso delle proprie parole si misura anche sulla coerenza dei propri comportamenti”.

“E a me viene da farmi una domanda: non è che il livore di certi editoriali dipenda anche da certe nostre pignole sottolineature? Non è che, in fondo, qualcuno preferisce i candidati presidenti che vanno a rendere omaggio a Ciancio e agli altri potenti dell’isola (e della nazione), senza star lì a rimestare obiezioni di coscienza? Su, Fava, un po’ di leggerezza, in fondo siamo tutti sulla stessa barca…O no?”