Le danze si aprono con un foglio bianco alla ricerca serena e, allo stesso tempo, spasmodica per la consistente conquista da compiere: la sedicesima Autorità Portuale di Sistema dell’Area Integrata dello Stretto capace di aggregare le piattaforme di Messina, Tremestieri, Milazzo, Reggio Calabria e Villa San Giovanni.
Il primo appuntamento che vuole attirare a sé la società è scoccato questa mattina, al mercato “Vascone”, un luogo che sicuramente accentra un gran bacino di utenti a cui poter promuovere la petizione popolare per ottenere una creatura aggiuntiva alle 15 già costituite dal Decreto Legislativo n° 169.
A sensibilizzare l’iniziativa, lanciata nei giorni scorsi, le Federazioni di Sicilia e Calabria della Fast Confsal e l’Ugl.
“Per questo abbiamo immaginato, coerentemente fin dalla prima ora, nell’ottica di un ridimensionameto da 24 a 15 Authority, un’Autorità di Sistema, la 16ma appunto, specifica ed appropriata per lo Stretto di Messina ed i suoi porti, unica, vera e propria strada percorribile in cui crediamo fermamente.
Di Mento spiega che la proposta che viene, da oggi portata all’attenzione delle Città dello Stretto, non dichiara guerra a nessuno, né tantomeno vuole creare falsi campanilismi che non sono mai esistiti. “Gioia Tauro non è il problema, al di là delle cose che sono state dette, il problema è l’anomalia di una sorta di ammucchiata fatta in modo superficiale e senza senso. Gioia Tauro ha una tipologia di portualità con caratteristiche diverse dalle nostre realtà”.
Anche se si era già compreso, da tempo ormai che, questo Porto non è mai stato il primo pensiero della politica, inspiegabilmente escluso dalla “Via della Seta”, accordo con le autorità Cinesi, i quali avevano in passato mostrato il loro interesse verso quest’area del Mediterraneo con l’insediamento del porto di Pireo (Grecia) che, però non ha le caratteristiche tecnico-logistiche di quello di Gioia Tauro. Quella sarebbe stata l’occasione per contrattare non solo l’uso del Porto, ma anche lo sviluppo di quelle aree retrostanti industriali e collegamenti che, sono poco più di un deserto disastrato abbandonato a se stesso.
“Infine, il nostro pensiero la nostra solidarietà, per quello che può valere, va ai 377 terminalisti licenziati qualche mese fa proprio nel porto di Gioia Tauro, personale che dovrebbe essere ricollocato a lavoro attraverso l’Agenzia istituita appositamente dal Governo, e dove ci domandiamo, in quali attività? Da qui il l’accorato appello di sensibilizzazione popolare nei confronti del Governo, al fine di rivedere al più presto e modificare con più responsabilità il Decreto Legislativo del 4 agosto 2016 n° 169, inerente la riorganizzazione dei Porti Italiani”.