Giustizialisti. Così la politica lega le mani alla Magistratura

red..me

Giustizialisti. Così la politica lega le mani alla Magistratura

red..me |
venerdì 23 Giugno 2017 - 11:45

Si è tenuta ieri la presentazione del libro “Giustizialisti. Così la politica lega le mani alla Magistratura” di Sebastiano Ardita e Piercamillo Davigo. Hanno dialogato con l’autore e Procuratore Aggiunto di Messina Sebastiano Ardita, il giornalista Nuccio Anselmo e l’avvocato Carmelo Scillia.

“È da considerare un libro molto attuale e veritiero della situazione che c’è nella Giustizia italiana. Non ritengo che sia un libro di parte, come qualcuno potrebbe dire, cioè che dà una visione soltanto dal punto di vista della Magistratura, ma sia un libro che dà dei dati e dei riferimenti concreti e dei numeri in una situazione oggettivamente di disastro”. Così Nuccio Anselmo, presenta il libro.

Come scrive Marco Travaglio nella prefazione, si tratta di un libro che Indro Montanelli gli aveva consigliato di scrivere, e che egli stesso sognava di poter fare, un libro per spiegare la Giustizia nel nostro paese. Ciò porta a chiedersi il “perchè?” di questo libro, “Oggi la Giustizia è una delle realtà tra le meno conosciute che si possa immaginare per una ragione molto semplice: perchè si appiuppa dietro formule,articoli, norme, la gente ha difficoltà a barcamenarsi e molte cose non le capisce.” risponde Ardita “Questo libro serve a chiarire come funziona il processo, quali sono le sue ambiguità, quante volte i cittadini vengono traditi nelle loro aspettative di giustizia”.
Secondo l’avvocato Scillia serviva qualcuno che dicesse come stanno le cose, un libro non solo divulgativo ma anche educativo.

“Le detenzioni che il nostro processo provoca sono brevi, instabili e riguardano una quantità sconfinata di soggetti, perchè le porte dei penitenziari si aprono e si chiudono dando esecuzione alle regole previste dal processo. L’effetto finale è che in carcere finiscono in tanti, in conseguenza del lavoro delle Forze dell’Ordine, ma il sistema penale non li trattiene perchè, tra le altre ragioni, raramente il processo può celebrarsi in tempi brevi e compatibili con il periodo massimo nel quale può essere mantenuto lo stato di arresto. E così, anzichè subire un deterrente, gli arrestati hanno spesso l’opportunità di incontrare criminali veri, dentro il carcere ovviamente, ancora più pericolosi, e magari trovano l’occasione per maturare il titolo per essere affiliati a qualche cosca mafiosa. Insomma anzichè produrre prevenzione, questo sistema consente di essere più facilmente introdotti nel giro criminale che conta.” scrive Ardita.

Un libro duro, sull’eterno scontro tra magistratura e politica. Un viaggio nelle aule dei tribunali, nelle Procure e nelle carceri dove la giustizia diventa spesso ingiustizia.

Serena Votano