Anche il rettore entra nella "bagarre" della Sanità

Il rettore dell’Università di Messina scende in campo per “difendere” il Policlinico e metterlo al riparo da possibili sorprese. La presa di posizione era attesa da ieri dopo che si è innescata una polemica fra le aziende sanitarie, scatenata dalle dichiarazioni dei parlamentari regionali Giuseppe Laccoto e Peppe Picciolo. Il tema è la nuova Rete ospedaliera varata dal governo regionale: un piano che determina qualche taglio doloroso che colpisce il Policlinico e il Papardo, mentre “premia” il Piemonte-Irccs Neurolesi. Questo il testo della missiva diramata nel pomeriggio dall’ufficio stampa dell’ateneo.

«Ritengo doveroso esprimere alcune considerazioni in merito al dibattito di questi giorni in tema di riordino della rete ospedaliera nel territorio della Città Metropolitana di Messina, nel pieno rispetto di ciascuna delle istituzioni coinvolte e, in particolare, dell’Assessorato Regionale alla Sanità. Lo faccio con il desiderio di contribuire alla formulazione di una programmazione sanitaria che garantisca standard elevati qualitativi sia nell’erogazione dell’assistenza ospedaliera, nel rispetto dell’equilibrio dei costi di produzione, delle competenze presenti nel territorio e, soprattutto, nell’interesse della salute dei pazienti.

Il riordino della rete ospedaliera è disciplinato dal Decreto Ministeriale n. 70 del 2 aprile del 2015 che, in un’ottica di contenimento della spesa, prevede una riorganizzazione complessiva del sistema sanitario nazionale fissando standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi all’assistenza ospedaliera. La logica del DM 70/2015 non è quella di creare nuovi ospedali, ma di razionalizzare la presenza di quelli esistenti, valorizzandone i punti di forza sulla base dei volumi di attività svolta e sulla qualità degli esiti raggiunti, tenendo ovviamente conto delle professionalità esistenti e degli investimenti in capitale umano e tecnologia effettuati.

È proprio in questa logica che tutte le Aziende Sanitarie e Ospedaliere della città Metropolitana di Messina, a cavallo dei mesi di settembre e di ottobre del 2016, si sono riunite a più riprese per formulare alle Autorità Sanitarie Regionali una proposta organica di riorganizzazione della rete ospedaliera nel territorio della provincia. Il documento di riordino della rete è stato accolto con grande apprezzamento dall’Assessore alla Sanità Baldo Gucciardi non soltanto perché è stato elaborato nel pieno rispetto dei vincoli previsti dal DM 70/2015, ma anche perché, unico caso in Sicilia, è stato sottoscritto da tutti i partecipanti alle riunioni, testimoniando una straordinaria capacità di trovare soluzioni condivise a problemi complessi.

I contenuti del documento inter-aziendale sono stati riproposti da tutte le Aziende Sanitarie e Ospedaliere in altri due importanti momenti, successivi all’autunno del 2016: in un incontro formale nei locali della sede dell’ASP di Messina con il Presidente della Regione Rosario Crocetta nel mese di febbraio del 2017 e in occasione di un tavolo tecnico convocato dall’Assessorato alla Sanità a fine maggio 2017. Sempre in queste occasioni i rappresentanti istituzionali della Regione Sicilia hanno manifestato il loro massimo compiacimento verso la capacità, delle istituzioni sanitarie del nostro territorio, di collaborare.

Mi sorprendono non poco i distinguo che in questi giorni leggo sui giornali e, ancora di più, le giustificazioni a questi distinguo che mostrano una evidente carenza di argomentazioni e, ciò che è peggio, una grave sottovalutazione delle conseguenze che una cattiva organizzazione dei servizi sanitari ospedalieri comporta sia per le prospettive degli operatori sanitari che lavorano nelle aziende del territorio, sia in termini di ricadute sulla salute dei cittadini. Comprendo, pertanto, le preoccupazioni e gli appelli accorati dei sindaci, dei medici e delle organizzazioni sanitarie in tutta la provincia di Messina per una revisione della rete.

Leggo, infatti, con sorpresa alcune dichiarazioni secondo cui il DM 70/2015 prevede che gli IRCCS debbano essere presidi di II livello, quando ciò non è assolutamente vero. Giusto per inciso, nel decreto non è previsto neanche che gli IRCCS debbano essere DEA di I livello. Leggo, inoltre, affermazioni secondo cui “cercare di accaparrarsi spazi è logica da operatore privato, tra aziende pubbliche non deve esserci competizione, non bisogna farsi la guerra nella logica che se qualcuno cresce troppo può diventare pericoloso”. È vero, non bisogna farsi la guerra tra aziende sanitarie pubbliche, ma, invece, sostenere un comune organico processo di sviluppo. Peccato, però, che l’eventuale sviluppo dell’IRCCS, anche e soprattutto fuori dal settore della riabilitazione, così come oggi è congegnato va gravemente a scapito degli ospedali del territorio, creando esuberi di risorse umane e di strutture con il conseguente smantellamento, già in atto, di interi presidi sanitari del territorio cittadino e provinciale,e la seria compromissione dei piani di stabilizzazione e di reclutamento del personale.

Con questa mia nota desidero richiamare tutti allo spirito di unità che ha contraddistinto nel recente passato la proposta di riordino della rete ospedaliera messinese e auspico un confronto pubblico che coinvolga tutte le Aziende Sanitarie e Ospedaliere del territorio. Tutto ciò al fine di redigere un documento unitario, da sottoporre all’Assessore Regionale alla Sanità, che metta al centro il paziente, rispetti le professionalità e le competenze esistenti e che sin da subito soddisfi i vincoli del DM 70/2015».

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