Terremoti e tsunami, sensori nello Stretto di Messina

Sensori e sismometri in fondo allo Stretto di Messina e nel mar Ionio per individuare faglie sconosciute che potrebbero causare terremoti e tsunami. E’ l’obiettivo del progetto seismofaults che nasce dalla collaborazione tra Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e l’Università La Sapienza di Roma.
Il gruppo con l’assistenza della nave Minerva Uno e del suo equipaggio gestito dalla Sopromar, ha installato sui fondali del Mar Ionio, otto sismometri e due moduli con sensori per l’analisi delle emissioni dei gas.
“Gli strumenti – spiega l’Ingv – sono stati sistemati fino alla profondità di circa 2600 metri e sono molto vicini ai potenziali epicentri dei terremoti. Lo scopo è di registrare i movimenti del suolo in caso di eventi sismici e le emissioni gassose del fondale per un anno.
La zona dello Stretto e lo Jonio, osserva l’Ingv, sono state le aree all’origine di importanti terremoti e maremoti nel corso degli ultimi secoli che hanno provocato morte e distruzione. Fra questi vi sono eventi sismici, come quelli del 1908 a Messina e Reggio Calabria, nel 1905 e 1783 nella Calabria meridionale”.

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