Educazione alla salute: quale rapporto tra scuola e servizio sanitario?

Redazione

Educazione alla salute: quale rapporto tra scuola e servizio sanitario?

giovedì 14 Marzo 2019 - 10:00

La scuola costituisce un momento fondamentale della vita personale di ciascuno proprio perché coglie gli aspetti peculiari delle dinamiche della crescita individuale e di gruppo ed è punto di osservazione privilegiato, consentendo di osservare, di interagire, di valutare, di proporre nuove tesi e di validarne altre.

In altre parole, è quel punto di osservazione unico e speciale che richiama a sé competenze, abilità e vari saperi che propone essenzialmente un metodo, in primo luogo, di studio e, poi, sostanzialmente, di lavoro per operare scelte future mature e consapevoli.

La scuola è l’ambito in cui si mescolano gli elementi essenziali per riflessioni, proposizioni e ipotesi e che consente di “guardare” il mondo dei giovani, nel suo incessante e continuo divenire, destinato ad accogliere le occasioni future che, oggi, abbiamo l’obbligo morale ed intellettuale – quali educatori e formatori – di trasformare in fatti positivi, concreti, reali, possibili.

Sono utili gli approfondimenti che, di recente, si stanno affrontando sul tema fondamentale di educazione alla salute e, solo divenendo parte attiva di questa dimensione, si può comprendere quanto essa sia necessaria ed anzi indispensabile tra gli studenti ma anche di quanto sia vasta e complessa.

L’esperienza ci ha dato l’esatta cognizione di come necessiti un cambiamento radicale del rapporto – necessario, indispensabile – scuola/servizio sanitario: dalla mera informazione dei fattori di rischio, da una spesso inutile, ripetitiva ed inascoltata ricognizione patogenetica, occorre proiettarsi verso un interscambio comunicativo che sappia cogliere, da una parte, le nuove esigenze della società del benessere e, quindi, con tutte le sue caratterizzazioni tipiche di quei gruppi che hanno superato gli stereotipi che sembrano ancora ancorare la tradizionale didattica scolastica in tema salutistico e, dall’altra, una nuova concezione che sappia saldare e consolidare un approccio che abbia come strategia un percorso condiviso comune che porti all’obiettivo del miglioramento della qualità della vita attraverso la consapevolezza di una conoscenza che deve divenire stile, abitudine, esempio.

Ritengo la scuola “contesto privilegiato”, perché è lì che il dialogo sulla salute e sulla qualità della vita può e deve avere – allo stesso tempo – luogo di nascita e campo di applicazione; perché è il luogo, dove può avere inizio un percorso che, già a cominciare dalla sua fase ideativa, è già sperimentazione e verifica; perché è li che può essere facilitato il dialogo tra individui su questioni legate alla salute e alla qualità della vita; perché è il luogo dove promuovere quella indispensabile cultura di valorizzazione delle capacità di autodifesa e di autodeterminazione, di tutela o di recupero della condizione di benessere sociale ed è anche, per tali ragioni, che diviene per il Servizio sanitario un’occasione privilegiata.

Un’occasione che dovrà accompagnare la scuola nella scoperta dei fattori di rischio, concertando assieme gli strumenti, i metodi e le procedure per individuare situazioni di disagio e di malessere ma anche per accedere ad un approccio educativo delle condizioni di benessere; per promuovere la diffusione di un concetto di salute più strettamente connesso alle esigenze della società post-moderna ma anche a quelle di una scuola che si appresta a cambiamenti epocali e per approntare una metodologia più efficace e più efficiente nel campo della prevenzione: per questo, in un ambito così vasto e variegato come quello dell’educazione alla salute, non si può parlare di una primogenitura, di un’esclusività, di una specifica titolarità quanto piuttosto di un approccio che accolga le diverse e le specifiche competenze non solo del Servizio Sanitario e della Scuola ma anche del mondo sociale e produttivo, della famiglia, del volontariato in tutte le sue forme; un approccio che sappia modularsi e rimodularsi in ragione di un perfezionamento continuo che tenga conto soprattutto dell’incidenza della sua carica educativa in una prassi che va monitorata con l’attenzione che merita: bisognerà, quindi, non solo chiedersi ma anche verificare se all’impatto teorico ne consegua un cambiamento o un consolidamento nelle abitudini di vita.

Ocorre, quindi, sinergia delle forze sane della società civile che avrà proprio nella partecipazione, nella condivisione, nel tracciato di un percorso comune la sua arma migliore per trasformarsi in sistema: un sistema di protezione, di garanzia, di sicurezza, di possibilità concrete e incontaminabili; un sistema dove la scuola si renda garante di percorsi evolutivi che sappiano creare la giusta soluzione di continuità dell’omogeneizzazione sociale in favore di scelte future mature, consapevoli e sane.

Teresa Schirò