Piano assunzioni Comune di Messina, Calapai e Di Stefano "bacchettano" De Luca

Redazione

Piano assunzioni Comune di Messina, Calapai e Di Stefano "bacchettano" De Luca

lunedì 18 Febbraio 2019 - 16:25

L’Amministrazione comunale ha approvato nella seduta di Giunta delle scorso 12 febbraio,  il nuovo piano triennale del fabbisogno del Personale 2019-2020-2021 ed il relativo piano assunzioni.

“Un piano del fabbisogno copia ed incolla con quello redatto negli anni precedenti – denunciano in una nota stampa Pippo Calapai ed Emilio Di Stefano, rispettivamente segretario generale e responsabile provinciale della Uil-Fpl -, che trova condivisione e giustificazione solamente per la stabilizzazione dei 76 precari, rimasti inspiegabilmente intrappolati da una burocrazia lenta, ostativa, dai contorni poco chiari. Infatti, non si comprende come mai la deliberazione della giunta n. 463 del sei agosto 2018, relativa al fabbisogno 2018/2020 e piano assunzioni 2018, dopo oltre tre mesi dalla sua approvazione, non è approdata all’esame della COSFEL nell’ultima seduta dell’anno utile, nonostante siano state date rassicurazioni ai lavoratori ed alle organizzazioni sindacali.

Secondo i sindacalisti le condizioni per procedere alle assunzioni nel 2018 vi erano tutte. “L’assurdo per questi lavoratori è che le condizioni giuridiche e contabili per essere stabilizzati nell’anno 2018 c’erano tutte. Invece sono costretti, ancora, a mendicare un loro sacrosanto diritto che rincorrono da oltre venti anni. Per quale motivo? A chi giova mantenere nel limbo questi lavoratori ancora oggi? Il Piano assunzioni approvato, se non fosse per la stabilizzazione delle suddette  76  unità di personale e per la prevista assunzione a tempo determinato nel triennio 2019/2021 e per anni uno, di 46 Agenti di Polizia Municipale, la cui spesa è integralmente finanziata dal Fondo di cui al D. M. del 18/12/2018 adottato dal Ministero dell’Interno di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, rimane un contenitore vuoto, grazie al “Salva Messina”.

Il grido d’allarme di Calapai e Di Stefano riguarda il fatto che non è prevista nessuna assunzione dall’esterno, nessuna progressione verticale per i dipendenti. “Malgrado: la conclamata carenza d’organico attestata intorno alle 800 unità; la nuova riforma pensionistica (quota 100) nel triennio 2019/2012 triplicherà le cessazioni del servizio; la spesa del Personale in servizio di € 54.262.781,68 è ben al di sotto del vincolo da non superare che è pari ad € 75.921.149,71; la spesa del personale  dopo la stabilizzazione comporterà un risparmio di spesa pari ad €571.560,87 non è stata prevista alcuna assunzione esterna. Da oltre dieci anni non vengono utilizzate le risorse assunzionali previste per l’accesso dall’esterno, nonostante la normativa vigente per favorire il necessario ricambio generazionale nella Pubblica Amministrazione, dall’anno 2019, consente agli Enti di utilizzare il 100% dei risparmi di spesa  per cessazioni dal servizio del personale di ruolo nell’anno precedente”.

Questi dati  confermano inequivocabilmente  che a pagare il prezzo più caro sono sempre le fasce più deboli. Calapai e Di Stefano concludono affermano che a pagare sranno “I cittadini, che inevitabilmente non potranno usufruire di servizi  efficienti; i dipendenti, che spesso e volentieri  diventano il tiro al bersaglio senza giustificato motivo per gli eventuali disservizi causati non per colpa loro. Le nuove generazioni cui viene negata ogni speranza di  prospettive di lavoro. Quanto affermato trova rispondenza con la recente Sentenza del 14 febbraio 2019, n. 18, della Corte Costituzionale, la quale sancisce l’illegittimità dei  Piani di Riequilibrio a lunga scadenza  come il “Salva Messina”, in quanto: sottrarrebbe gli amministratori locali al vaglio della loro responsabilità politica nei confronti dell’elettorato; non assolverebbe il dovere di solidarietà nei confronti delle generazioni future, su cui lo squilibrio non tempestivamente risanato sarebbe destinato a riverberarsi in ragione del principio di continuità dei bilanci; non consentirebbe di supportare con risorse effettive le politiche volte a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini; pregiudicherebbe il tempestivo adempimento degli impegni assunti nei confronti delle imprese, potenzialmente determinandone la crisi”. E adesso…… sarà Dissesto?”