Cronaca in pillole di una "missione impossibile": l'Autorità portuale dello Stretto

Redazione

Cronaca in pillole di una "missione impossibile": l'Autorità portuale dello Stretto

domenica 13 Gennaio 2019 - 03:00

1. Il tema dell’accorpamento dell’autorità portuale di Messina si impone all’attenzione della pubblica opinione nell’estate del 2014 durante il governo Renzi; Lupi guida il ministero delle infrastrutture. Il governo intendeva portare avanti la riorganizzazione delle autorità portuali in Italia e le indicazioni che al tempo provenivano da Roma sulla città erano abbastanza chiare e andavano tutte nella stessa direzione: Messina avrebbe dovuto accorparsi con Catania; l’autorità portuale di Messina avrebbe così cessato di esistere come entità autonoma.

2. La città tentò di reagire alla proposta e provò ad organizzare la resistenza. All’interno del dibattito si confrontavano due tesi. Da un lato coloro che difendevano l’autonomia della autorità portuale di Messina rifiutando qualunque ipotesi di accorpamento. Dall’altro lato, coloro che pensavano che se accorpamento doveva essere allora il matrimonio più naturale, tecnicamente più efficiente, sarebbe stato quello tra Messina, Milazzo e le strutture portuali di Reggio Calabria e Villa S. Giovanni: l’autorità dello stretto.

3. Alla costituzione dell’autorità dello stretto, tuttavia, si opponevano in tanti. In primo luogo coloro che difendevano l’autonomia dell’autorità portuale di Messina. L’obiezione più forte, tuttavia, proveniva dalle istituzioni calabresi (Regione, Città metropolitana, Comune di Reggio). La motivazione era semplice: non si intendeva spaccare l’autorità portuale della Calabria. La riforma voluta dal governo Renzi, infatti, prevedeva l’accorpamento dei diversi porti della Calabria (Reggio e Villa inclusi) in un’unica autorità di sistema, quella di Gioia Tauro. Dividere Gioia Tauro da Reggio era come separare Milazzo da Messina. Le forze politiche calabresi, inoltre, erano ben rappresentate nella compagine del governo nazionale e tenute in dovuta considerazione.

4. Ogni tentativo di resistenza si dimostrò vano. Ben presto ci si rese conto che non era possibile andare contro il volere delle Regione Calabria e che il governo nazionale avrebbe proceduto senza se e senza ma verso l’accorpamento: la possibilità che veniva concessa era quella di scegliere tra accorpamento con Catania o con Gioia Tauro: la missione di creare l’autorità dello stretto, ossia l’autorità tra Messina, Reggio e Villa si rivelò a quel tempo una “mission impossible”.

5. Dopo un forte e vivace scambio di opinioni, ripreso e amplificato dalla stampa locale, la classe politica della città ed il governo nazionale optarono per Gioia Tauro. (Siamo in pieno Agosto 2014). Ma tanto rumore per nulla; il governo Renzi, per via di tensioni e resistenze emerse a livello nazionale al tentativo di riforma delle autorità portuali, decise di rinviare la questione. Il decreto “Sblocca Italia” del 29 agosto 2014, infatti, indicava la necessita di approfondire i problemi attraverso l’elaborazione di un Piano strategico della portualità e della logistica e affidava al medesimo piano la definizione del ruolo e della natura giuridica delle autorità portuali e le modalità attraverso cui realizzare la riorganizzazione delle strutture portuali e dei distretti logistici.

6. Il 20 Marzo 2015 Lupi si dimette e subentra Delrio. Il 28 luglio del 2016, sono passati già due anni dalla prima discussione, viene emanato il Decreto che riforma le autorità portuali. Esse sono ridotte a 15, prima erano 23. Messina viene accorpata con Gioia Tauro.

7. Il procedimento di realizzazione dell’authority di Gioia Tauro, tuttavia, a differenza di quanto accade per le altre autorità d’Italia, subisce un forte rallentamento; anzi, di fatto, non viene mai concluso e tutto ciò a causa della ferma opposizione del governo regionale guidato da Crocetta. L’8 agosto 2016, infatti, subito dopo l’approvazione del decreto di istituzione della nuova autorità di Gioia Tauro, il governo regionale, “per assicurare la continuità procedurale di talune attività di rilievo in itinere”, chiede e ottiene il mantenimento dell’autonomia finanziaria e amministrativa dell’autorità portuale di Messina. Una possibilità prevista dalle legge.

8. Ma al di là della proroga si fa strada l’idea che il Presidente Crocetta non concederà comunque “l’intesa”, prevista dall’articolo 8 del Decreto Delrio, per la nomina del presidente della costituenda autorità portuale di Gioia Tauro, qualsiasi sia il nominativo proposto; e se il Governo procederà comunque alla nomina, il passo successivo dovrà essere quello dell’impugnazione del provvedimento in sede di giustizia amministrativa. Il tutto per tentare di neutralizzare, nel breve periodo, gli effetti di una legge non gradita al governo regionale ed, ovviamente, a tutti coloro che si erano opposti all’accorpamento con Gioia; nel lungo periodo, invece, l’obiettivo rimaneva quello di modificare la legge esistente.

9. Il governo nazionale, nella figura del Ministro Delrio, resiste ad ogni forma di cambiamento e concede poco spazio a possibili riforme e cambiamenti. Anche la Regione, dal canto suo, mantiene ferma la posizione. Tutto ciò ha causato un empasse con il risultato di un lungo commissariamento dell’autorità portuale di Messina, la mancata realizzazione dell’autorità di sistema, in attesa di trovare un accordo in sede politica. Fino a quando non è giunto il “governo del cambiamento” che è riuscito a portare a casa ciò che quattro anni prima sembrava una “mission impossible”. Il resto è cronaca di questi giorni.

Michele Limosani