Mangiare in strada: i rischi nascosti dello Street Food. Il caso-Messina

Redazione

Mangiare in strada: i rischi nascosti dello Street Food. Il caso-Messina

venerdì 12 Ottobre 2018 - 11:05

Lo street food va molto di moda. Chef stellati e viaggiatori con zaino in spalla si avventurano in giro per il mondo alla ricerca delle migliori proposte di street food del pianeta. E quella che fino a qualche tempo fa era solo una – pessima – abitudine alimentare (mangiare di corsa un hot dog acquistato per strada), si sta trasformando lentamente nella nuova tendenza della gastronomia globale.

Ma se amate il cibo di strada attenzione ai rischi che possono celarsi dentro un piatto preso alla bancarella: gli esperti del Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) hanno condotto recentemente un’analisi tossicologica e microbiologica su numerosi campioni di cibo preparato per strada e i risultati non sono da sottovalutare.

Insetticidi, pesticidi, Antibiotici e disinfettanti: i fattori di rischio chimico-tossicologici sono numerosi. Come spiegano i ricercatori sulla rivista Food and Chemical Toxicology si rischia di dover fare i conti non solo con spiacevoli disturbi gastrointestinali ma con vere e proprie intossicazioni.

Quali sono le cause di questa potenziale pericolosità dello street food? L’ubicazione rappresenta il primo Fattore di rischio. Spesso bancarelle ed ambulanti stazionano per strada, nei luoghi più trafficati, nei pressi di stazioni e snodi importanti per assicurarsi la maggiore visibilità possibile, ma tutto ciò espone il cibo ad un’ampia varietà di elementi atmosferici inquinanti.

L’elemento economico gioca un ruolo imponente. Per garantire prezzi a buon mercato le materie prime possono essere scadenti, il pesce magari proviene da aree inquinate e la carne è di scarsa qualità. Inoltre, in qualche caso, si fa largo uso di disinfettanti e insetticidi per ovviare alle cattive condizioni igieniche o a coloranti per migliorare l’aspetto dei prodotti.

Infine alcuni metodi di cottura tipici dello street food sono insalubri: la cottura alla griglia può favorire la presenza di idrocarburi policiclici aromatici oppure friggere alimenti ricchi di amido provoca un aumento dell’acrilamide.

Come essere sicuri che il cibo acquistato per strada non rappresenti un pericolo per la salute?

Ecco qualche consiglio fornito dai ricercatori dell’ISS: acquistare cibo non da bancarelle all’aperto ma in luoghi comunque chiusi e protetti dagli inquinanti atmosferici; assicurarsi che lo spazio di cottura e preparazione dei cibi sia pulito e lontano da rifiuti solidi e liquidi; il cibo dovrebbe essere tenuto protetto e coperto; assicurarsi che il commerciante abbia a disposizione acqua potabile pulita e non usi acqua sporca. (Ansa)

IL PUNTO DI VISTA DEL DOTT. ALESSIO FRANCO

Nato per sfamare e non per nutrire, veloce, caratterizzato da sapori forti e ricco in calorie, il cibo di strada sta trovando nuovi adepti anche in Italia. Tutto ciò accade non perché la qualità sia migliorata, anzi, ma semplicemente perché l’attenzione all’alimentazione nel nostro Paese sta sprofondando.

Complici sia i tempi lavorativi sempre più serrati che la globalizzazione che porta a uniformare i gusti e perdere l’identità delle specialità culinarie delle diverse regioni e città che hanno permesso al nostro Paese di farsi un nome nel panorama della cucina mondiale. Lo street food è pericoloso, non solo per la mancanza di igiene nella preparazione dei cibi, ma anche per il suo contenuto in grassi e zuccheri semplici.

Le sue caratteristiche, infatti, devono essere quelle di attrarre il passante, quindi con profumi forti e intensi come quelli delle spezie e della frittura, ma anche conquistarci al primo morso, perché non abbiamo il tempo e non possiamo impegnare il cervello per fargli elaborare cosa stiamo mangiando, e allora cibi dolci oppure cremosi, in ogni caso ricchi di grassi e zuccheri, specie se accompagnati da bibite.

I tempi ristretti sono un’altra caratteristica tipica del consumatore del cibo di strada. I pasti, pur essendo molto calorici, si presentano piccoli in formato, e spesso se ne prendono più porzioni poiché sono consumati in non più di 5-10 minuti, non permettendo così al nostro sistema nervoso di attivare il senso di sazietà che s’instaura dopo venti minuti dall’assunzione di cibo.

Bisogna fare attenzione anche ai bambini: per le sue caratteristiche, infatti, lo street food attira moltissimo i piccoli consumatori, i quali, non avendo ancora una cultura alimentare sono maggiormente influenzati ed anche in età adulta ricercheranno gli stessi sapori. Non dimentichiamo però, che anche L’Italia vanta antiche tradizioni di street food, dalla pizza al taglio, al gelato, agli arancini siciliani, fino alla versione italiana del sandwich che noi chiamiamo tramezzino.

Risulterà probabilmente scontato, ma di fondamentale importanza per la nostra ‘linea’ e soprattutto salute, è riuscire a consumare questi alimenti esclusivamente in occasioni eccezionali, quando ad esempio facciamo i turisti, perché non si può realmente conoscere un Paese se non si gusta la sua cucina.

articolo tratto da http://paginemediche.it

IL CASO-MESSINA

Pur trattandosi di una iniziativa lodevole, lo Street Food proposto dalla Confesercenti con la coorganizzazione del Comune di Messina, non è uno Street Food autentico. In tutte le altre città italiane in cui si svolgono iniziative riguardanti il cibo da strada, i venditori non sono prevalentemente allocati all’interno di chioschi che svolgono una vera attività di ristorazione, e quindi soggetti alle stringenti norme igienico-sanitarie vigenti. I venditori di simili eventi sono dotati di mezzi mobili specificamente allestiti, che rispettano tutte le norme igienico-sanitarie per garantire la salubrità del prodotto.

Giusto per fare un esempio, i mezzi hanno le autorizzazioni per la trasformazione dei cibi e la successiva preparazione, mentre i chioschi a Messina (alcuni esercenti si sono lamentati perché ancora ieri privi di lavello che consentisse l’approvvigionamento dell’acqua), in linea di principio potrebbero solo somministrare gli alimenti già preparati in laboratorio e serviti in confezioni sottovuoto. Invece, come è chiaro a tutti, ai chioschi è possibile acquistare prodotto trasformati, quindi preparati sul posto. Siamo sicuri che in questi casi (dove di trasforma il prodotto), l’Asp di Messina abbia concesso le dovute autorizzazioni?

La normativa vigente, infatti, prevede che i chioschi preposti alla trasformazione del prodotto, ad esempio, siano dotati di almeno tre pareti realizzate con materiali lavabili e disinfettabili. Lo sono? A guardare l’interno dei “casette” sembra proprio di no.

E poi i fumi. Le normative prevedono l’adozione di cappe specifiche collocate ad altezza predeterminata. A passeggiare per piazza Cairoli si viene investiti da una coltre di fumo.

L’Asp di Messina, unitamente ai vigili urbani della Sezione annona, nelle scorse settimane, ha passato al setaccio locali pubblici cittadini, sottoponendoli a controlli serrati: in alcuni casi gli esercenti sono stati sottoposti a prescrizioni e multe, in altri sono stati fatti chiudere. Ci chiediamo, a questo punto, se siano stati predisposti controlli a campione a salvaguardia della salute pubblica, in occasione dello Street Food. Sottolineiamo a salvaguardia della salute pubblica che viene prima di ogni altro tipo di interesse.

Ribadiamo il concetto che l’iniziativa è lodevole, ma le regole vanno rispettate nell’interesse di tutti, con in testa il consumatore.