Il racconto di una triste storia. Di Pericle

Redazione

Il racconto di una triste storia. Di Pericle

giovedì 08 Marzo 2018 - 09:20

È  molto doloroso per chi ancora vota PD ricordare Pio La Torre, Pancrazio De Pasquale e Emanuele Macaluso. Il racconto di una triste storia.

Il PD siciliano -quello moderno, inclusivo, riformista,  europeista, solidale -, il partito di Pio La Torre, Pancrazio De Pasquale e Emanuele Macaluso è rappresentato in Sicilia oggi da Leoluca Orlando e Davide Faraone. Questo PD ha ottenuto alle elezioni politiche del 4 Marzo un consenso elettorale fra Camera e Senato del 10-12%. Ė il risultato peggiore ottenuto dal partito democratico nell’intero Paese. Nonostante ciò il Dott. Davide Faraone (l’agognata laurea è stata conseguita durante l’incarico di Sottosegretario) è stato nominato (non eletto) Senatore.

È riuscito, il cosiddetto plenipotenziario di Renzi in Sicilia,  a realizzare su se stesso il sogno di Caligola: l’imperatore romano non riuscì, infatti, a nominare il suo cavallo di nome Incitatus “senatore”. Che dire? Bravo. Il Sindaco di Palermo (da anni il Cervantes) della politica regionale e nazionale non è riuscito a fare nominare il suo scudiero. Che dire? Sfortunato. Si tratta di due personaggi che non possono essere accumulatati: Orlando ha una sua storia e, piaccia o meno, una statura politica e culturale, Faraone è l’espressione del nulla cosmico. Eppure questi due architetti sono stati i progettisti del programma  politico PD presentato agli elettori siciliani alle Regionali di Novembre e alle Politiche di Marzo. Risultato? Crollo del fabbricato. Qualcuno potrà dire che la preparazione scolastica di Faraone non è stata ottimale, altri che la “Leopolda sicula” è stata un master culturale internazionale o che l’incarico di Sottosegretario alla Ricerca Scientifica e Università gli ha permesso di approfondire adeguatamente gli studi.

Sarà certamente così, nel PD di Renzi ha fatto il ministro anche la Fedeli, somma espressione della cultura italica. Il  prestigiatore di Rignano d’Arno ha creduto che Faraone fosse un politico illuminato, un leader trascinante e gli ha permesso di gestire il PD siculo come fosse un feudo. Il poverino si ė illuso di avere la statura del Principe di Salina, di essere un pari del Regno, addirittura di essere un Vicerè. Si era dimenticato Faraone che i Siciliani non lo avevano eletto deputato regionale, aveva cancellato dalla memoria di essere stato escluso dalla candidatura a Sindaco di Palermo ma, come in una favola, incontra il Messia e diviene apostolo del verbo. Dal maestro apprende tutto: protervia, arroganza, atteggiamento e cinismo. Porta il PD a sconfitte storiche attribuite ai gufi e a Crocetta ( personaggio da avanspettacolo) che non ha avuto il coraggio di far saltare il banco non per responsabilità ma perché affetto da narcisismo patologico. Imbarca nel PD cuffariani, esponenti di Forza Italia, esponenti dell’Mpa, ex AN etc nel convincimento di trasformare l’acqua in vino e di essere diventato statista e letterato (.. ha scritto anche un libro il Dott. Faraone).

Il referendum costituzionale boccia il renzismo in maniera inequivocabile mentre le sconfitte elettorali in ogni angolo del Paese confermano il disgusto dei cittadini verso una politica prepotente e autoreferenziale. Nulla cambia anzi l’autostima diviene protervia e insofferenza verso ogni forma di analisi critica. Ma c’è un totem a Palermo: Leoluca Orlando. Ideatore e leader della Rete, pilastro dell’Idv di Di Pietro, Sindaco a vita del capoluogo siciliano, politico immarcescibile della prima e seconda Repubblica. Faraone è un nano al cospetto di questo personaggio. Orlando è una prima donna che vuole per sè tutto il proscenio, scrive testi e musica e, dopo avere sdegnosamente oscurato il simbolo del PD dalle liste per le Comunali, impone il candidato Governatore e si impegna a formare una lista personale in appoggio. Non solo non riesce a fare la lista nelle nove Province, ma conduce alla sconfitta il centrosinistra e Micari all’umiliazione. Non pago di questo risultato aderisce ufficialmente al PD acquisendo la tessera d’iscrizione, impone capolista al plurinominale ( dove si è nominati) il suo Sancho Panza e ritenendosi Cervantes vuole scrivere il romanzo delle elezioni politiche. Risultato? Un disastro. Eppure nessun commento di autocritica o di resipiscenza è stato udito da parte di queste due archistar della politica. In lontananza si ode rumoreggiare Cracolici l’uomo delle battute al fulmicotone: “governo di camerieri”, ” le luci si sono spente”. L’uomo che divenuto assessore illuminò il governo e rese aristocratico l’esecutivo. È molto doloroso per chi ancora vota PD ricordare Pio La Torre, Pancrazio De Pasquale e Emanuele Macaluso.